Uomo in bilico

15 dicembre 1942. È un diario. Il fatto è che non si ha la possibilità di parlare con qualcun altro ed essere sinceri, e non si ha la possibilità di parlare con qualcun altro e riflettere su se stessi al contempo. E allora si scrive un diario per poter parlare liberamente di ciò che ci tremola dentro, senza il giudizio, senza l’interrogativo di dover rispondere alle incomprensioni altrui e dover essere più espliciti, senza la difficoltà e l’imposizione di dover tutelare il proprio intimo, le proprie “transazioni interiori” come scrive Bellow, estremamente aderenti a ciò che ci accade dentro. La storia è quella di un ragazzo americano di ventisette anni costretto ad abbandonare il lavoro in attesa di essere richiamato alle armi. Cosa accade quando la propria vita viene sospesa in attesa di un destino prestabilito (che si rifiuta) e a cui non ci si può opporre. C’è un valico tra la sua vita di uomo libero in un territorio lontano dalla guerra e il futuro che lo attende, ossia la trincea, il rischio, la morte. Nel mezzo c’è l’attesa. E l’attesa lo porta inevitabilmente ad avere una quantità di tempo inutilizzato in cui la sua mente è presa d’assalto da pensieri che non hanno la foggia di progetti o di idee concrete, ma hanno solo la parvenza di sentimenti non compresi, a cui Joseph non sa dare nome. La sua esistenza diventa: “una monotonia narcotica”. Non dare senso ai giorni, non dare senso al proprio tempo, non sapere come utilizzare la propria disponibilità di tempo, se non osservandosi, avere la curiosità di conoscersi, e scoprirsi spaventati nell'eventualità di perdere se stessi a causa dei mali e delle difficoltà della vita. e non trovare le risposte attraverso la propria ragione e cercarle in qualcosa di Superiore e non riuscire per orgoglio ad accettare di averne bisogno, ritrovarsi sfiduciati e in preda allo sconforto, con troppo tempo per riflettere e poca voglia di farlo, inabissarsi nel proprio mondo interiore e non riuscire a tirarsene fuori...Dangling

L'"Uomo in bilico" e' un romanzo molto buono. E' scritto in prima persona in forma di diario, il protagonista e' un giovane intellettuale insofferente verso la societa' in cui si trova a vivere (il circolo degli amici, i parenti e la famiglia, ecc.). Si alternano riflessioni ad azioni che riguardano la sua vita quotidiana. Una delle parti piu' divertenti e' quando Joseph (il protagonista) si incontra in un locale con un amico e scorge un ex "compagno" socialista il quale non gli ricambia il saluto, da qui nasce uno sfogo con l'amico che sfocia poi una breve scenata con l' ex "compagno" appunto. Si trovano altre situazioni del genere in cui Joseph perde la testa con varie persone, in particolare quando i suoi valori vengono messi in dubbio. Dalla narrazione risulta un giovane molto idealista che, dopo aver lasciato il lavoro per andare al fronte, si trova in una situazione di attesa in cui non sa bene cosa fare e questo gli da molto tempo per riflettere e non puo' che esacerbare l'indignazione che prova verso la societa' e gli individui con cui e' in contatto: la suocera molto garrula e lamentosa, un anziano con cui condivide la pensione dove vive, il fratello da cui si sente giudicato perche' non ha una carriera e stabilita' economica, e cosi via.