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Vivere per raccontarla - Gabriel García Márquez,Angelo Morino - ebook
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Descrizione


In Vivere per raccontarla Gabo ricrea e racconta gli anni dell'infanzia e della giovinezza: dalla nonna che lo incantava con le sue storie, alla vita da bohèmien nei quartieri malfamati di Bogotá, mentre si formava quell'immaginario fantastico che ha dato vita a Cent'anni di solitudine e agli altri capolavori. Un libro in cui vita e opera, realtà e romanzo, si fondono, illuminandosi a vicenda sotto il segno dell'inarrivabile capacità di raccontare di un grande maestro della letteratura del Ventesimo secolo.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
425 p.
Reflowable
9788852015960

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ehiconti
Recensioni: 1/5

Concordo con un recensore...libro adatto per i fans di Garcia Marquez. Noioso e prolisso.

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AdrianaT.
Recensioni: 4/5

Leggere l'autobiografia di Márquez è stato percorrere, dall'origine al pieno sviluppo e maturazione, l'intero processo creativo che lo caratterizza come narratore di straordinario talento e quel suo scrivere "con­tor­to ed ete­reo". Non conoscendo ancora nulla di lui, ma avendoci meditato molto, entrare in questo modo nel suo mondo - che consuma, distrugge e rigenera incessantemente - è stato come procurarmi un passepartout per accedere alle sue opere da una posizione quasi privilegiata perché, quando li incontrerò e li riconoscerò - i suoi luoghi e suoi tipi umani -, saprò esattamente dove li ha pescati: lui in persona me l'ha raccontato. Le autobiografie sono un'arma a doppio taglio. Mi ricordo che leggendo quella di Oliver Sacks, in cui parlava molto delle sue opere, mi passò la voglia di leggerle; così anche con Schnitzler per la sua superficialità. Murakami, poi, l'ho proprio defenestrato dopo quella schifezza de 'La mia vita di scrittore'. Ma con Márquez, beh... è tutta un'altra musica, altri profumi, suggestioni e incontri: magnifico! "Ac­cen­de­vo una si­ga­ret­ta col moz­zi­co­ne dell'al­tra, aspi­ra­vo il fumo con l'an­sia di vita con cui gli asma­ti­ci be­vo­no l'aria, e i tre pac­chet­ti che con­su­ma­vo in un gior­no mi si no­ta­va­no nel­le un­ghie e in una tos­se da ca­gnac­cio che tur­bò la mia gio­ven­tù. In­som­ma, ero ti­mi­do e tri­ste, da buon ca­rai­bi­co, e così ge­lo­so del­la mia in­ti­mi­tà che a qual­sia­si do­man­da in me­ri­to ri­spon­de­vo con una bat­tu­ta re­to­ri­ca. Cre­de­vo che la mia mala sor­te fos­se con­ge­ni­ta e sen­za ri­me­dio, so­prat­tut­to con le don­ne e il de­na­ro, ma non me ne im­por­ta­va, per­ché pen­sa­vo di non aver bi­so­gno del­la buo­na sor­te per scri­ve­re bene. Non mi in­te­res­sa­va­no la glo­ria, né i sol­di, né la vec­chia­ia in quan­to ero si­cu­ro che sa­rei mor­to per stra­da mol­to gio­va­ne." Gabriel García Márquez è morto il 17 aprile 2014 a 87 anni.

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maria
Recensioni: 5/5

In questo suo libro di memorie Marquez riempie i suoi ricordi di poesia. Potremmo definirlo ''realismo poetico'' che amo molto di più di quello che è stato definito ''realismo magico'' E' un gradino al di sotto della magia e mi sembra più credibile. Faccio forse io parte di quegli adulti che non sono affascinati dai tappeti volanti delle Mille e Una Notte come direbbe Marquez? non so, non credo. o forse per apprezzare meglio la sua opera bisogna aver letto le sue memorie.

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La recensione di IBS


"La storia di quegli amori contrastati fu un'altra delle meraviglie della mia gioventù. A forza di ascoltarla raccontata dai miei genitori, insieme o separatamente, me la ritrovai quasi completa quando scrissi Foglie morte, il mio primo libro, a ventisette anni, ma ero pure consapevole che dovevo imparare molto sull'arte di scrivere romanzi."

Attesissima dai lettori di tutto il mondo, capace di creare lunghe file di persone in attesa, per tutta la notte precedente l'uscita, davanti alle librerie spagnole o dell'America Latina, è arrivata anche in Italia l'autobiografia di García Márquez, Vivere per raccontarla: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla", dichiara l'autore in apertura del libro per guidare i lettori a cogliere questo aspetto, spesso dimenticato, della sua, come di tutte, le opere di questo genere.

Le prime pagine già ci propongono alcuni dati interessanti: la madre e il forte rapporto con il figlio, le divergenze col padre sulle scelte di studio e di lavoro, l'immagine della scritta Macondo, nome della piantagione di banane che nell'infanzia lo aveva affascinato e luogo dell'immaginario, diventato tale anche per i milioni di persone che hanno letto quel capolavoro che è Cent'anni di solitudine.

Ma è la storia d'amore tra il padre e la madre, contrastato dalla ricca famiglia materna a introdurci pienamente nella narrazione.

La casa dell'infanzia e la sua perdita, i ricordi dei magici natali pieni di illusioni, le figure che la animavano, che l'affetto del ricordo sa rendere vive e Reali. Quindi le difficoltà e la perdita dei capitali familiari, i cinque trasferimenti (dell'intera famiglia e della farmacia paterna) da una città all'altra, i sei figli in nove anni di matrimonio. Quando ricorda le nascite delle sorelle l'autore sa ben riprodurre i sentimenti contraddittori di un bimbo davanti ad un evento per lui piuttosto destabilizzante e nello stesso tempo sa guardare con gli occhi affettuosi del vecchio il bambino che era.

Le liti dei genitori, drammatiche e incomprensibili per un figlio piccolo, vengono ora interpretate come espressioni sia del sentimento potente che li univa, sia dei caratteri di entrambi così forti e diversi. Ma non fu l'irascibilità paterna e la paura che sapeva suscitare nei più piccoli a creare un clima intimorito nella famiglia perché la solarità materna e la sua positività straordinaria diventarono assolutamente dominanti. Ma la vera tragedia esplose invece quando Gabriel dichiarò ufficialmente di voler fare lo scrittore: per il padre sarebbe stata una scelta che meritava il ripudio definitivo, per la madre un dolore attutito dalla promessa filiale di finire almeno il liceo (in cambio avrebbe lei cercato di mediare con il severo marito). Il giovane inizia qualche tempo dopo a scrivere per i giornali e a guadagnare con quei pezzi i primi soldi: proprio pochi davvero per un ragazzo che voleva anche divertirsi. Sono pagine cariche di tenerezza per quel giovane che ama disperatamente scrivere, che ha pochi soldi, che passa dai bordelli alle redazioni dei giornali o delle case editrici con lo stesso incosciente entusiasmo.

Leggere questa autobiografia è anche uno strumento in più per capire i grandi romanzi del premio Nobel colombiano: in fondo tutto (personaggi, luoghi, sogni e fantasie delle sue opere) era già scritto nella sua stessa vita, doveva solo raccontarlo.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Gabriel García Márquez

1927, Aracataca - Macondo (Colombia)

Scrittore colombiano Premio Nobel per la Letteratura nel 1982.Come giornalista ha soggiornato in Francia, Messico e Spagna; in Italia è stato allievo del Centro sperimentale di cinematografia. Ha esordito con un breve romanzo, dove più evidente è l’influenza di Faulkner: Foglie morte (La hojarasca, 1955), cui sono seguiti Nessuno scrive al colonnello (El coronel no tiene quién le escriba, 1961); i racconti raccolti ne I funerali della Mamá Grande (Los funerales de la Mamá Grande, 1962), nei quali, soprattutto in quello che dà il titolo al volume, è già tratteggiato il mondo mitico e paradossale del narratore; La mala ora (La mala hora, 1962), altro romanzo, dove si narra una storia spietata di lettere anonime che coinvolge...

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