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L' ultimo dei giusti - André Schwarz Bart - copertina
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L' ultimo dei giusti
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L' ultimo dei giusti - André Schwarz Bart - copertina
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Descrizione


Premio Bancarella 1961Vincitore del premio Goncourt 1959

André Schwarz-Bart nello scrivere questo romanzo, romanzo che sfocia nell'immane tragedia dell'Olocausto, con l'intento di ricostruire il lungo percorso dell'essere ebraico e di una continuità storica che era innanzitutto continuità spirituale. Il legame tra passato e presente, il filo unico di questa continuità è affidato alla Leggenda dei Giusti, uomini che assumono su di sé la sofferenza degli altri, rendendone possibile la sopravvivenza in un mondo carico di dolore.
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Dettagli

5
2002
Tascabile
306 p.
9788807811722

Valutazioni e recensioni

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Fabio Ballabio
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André Schwarz-Bart è nato nel 1928 a Metz da genitori emigrati dalla Polonia. Il padre, venditore ambulante, aveva studiato da rabbino. Durante la guerra la famiglia fu smembrata. André sopravvisse al campo di concentramento e si unì all’esercito di liberazione francese. Lo spunto per il romanzo sono i ricordi recenti e lontani. Il legame tra passato e presente è affidato alla leggenda dei giusti o lamed-waw. In ebraico le lettere dell'alfabeto hanno un valore numerico. La lettera lamed ha valore di trenta e la waw di sei. Pertanto il termine giusti corrisponde al numero trentasei. In un antico manoscritto si legge: “Furono contati venti e sei giudei sopra la piattaforma della torre, a non parlare delle femmine e minor genia. Due anni appresso, ne furono nelli sotterranei tredici ancora discoperti, i quali vi erano stati sepolti durante l’assedio; ma tutti costoro avevano all’incirca l’età della mammella. In quanto al rabbino, videsi che ancora reggeva con la mano l'impugnatura dello stocco che gli trafiggeva da parte a parte il collo… Il suo corpo fu gettato in un gran fuoco, e le sue ceneri furono malavventuratamente disperse al vento. Sí che a noi toccherà di respirarle: e, per la comunicazione degli spiriti sottili, ci sopravverrà qualche umore velenoso del quale saremo tutti stupefatti”. Il protagonista del romanzo commenta così: “L'aneddoto non ha in sé niente di notevole. Agli occhi degli ebrei, l'olocausto della torre è solo un piccolissimo episodio d'una storia di martiri. In quei secoli di fede, è noto, intere comunità si gettarono nelle fiamme per sfuggire alle seduzioni della Vulgata. Fatti simili avvennero a Spira, a Magonza, a Worms, a Colonia, e a Praga durante la fatidica estate del 1096. E poi, piú tardi, al tempo della peste nera: nell'intera cristianità. Ma l'atto ebbe una singolare fortuna: sollevandosi sulla comune tragedia, si mutò in leggenda. Per capire come poté avvenire questa metamorfosi, bisogna aver sentito parlare dell'antica tradizio

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(Metz 1928 - Pointe-à-Pitre, Guadalupa, 2006) scrittore francese. Deve la sua notorietà al romanzo L’ultimo dei giusti (Le dernier des justes, 1959), che ha per tema le persecuzioni naziste contro gli ebrei. In questo libro, che gli valse il premio Goncourt, S.-B. opera un’originale trasfigurazione di dati cronachistici e autobiografici (la sua famiglia fu sterminata dai nazisti ed egli si unì alla Resistenza), attraverso il recupero di elementi della tradizione ebraica. Con la moglie Simone ha scritto Ti-Jean (Ti-Jean, nt) e Un piatto di maiale con banane verdi (Un plat de porc aux bananes vertes, 1967). Nel 1972 è uscito La mulatta Solitude (La mulâtresse Solitude) sulla lotta dei neri delle Antille contro la schiavitù.

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