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Follie di Brooklyn
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Follie di Brooklyn - Paul Auster - copertina
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Follie di Brooklyn

Descrizione


Nathan Glass è un assicuratore in pensione in cattivi rapporti con la ex moglie e la figlia. Dopo una pesante operazione chirurgica, e senza una lunga prospettiva di vita, decide di finire i suoi giorni a Brooklyn, nel quartiere dove è nato. Qui ritrova il nipote Tom, ormai ingrigito commesso di libreria, Lucy, la figlioletta della sorella di Tom, e, mentre è in viaggio per il Vermont, anche la donna della sua vita... Tutti e quattro tornano a Brooklyn e le cose si mettono bene, finché non arriva un fatidico 11 settembre...
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Dettagli

2005
30 agosto 2005
265 p., Rilegato
9788806172572

Valutazioni e recensioni

3,76/5
Recensioni: 4/5
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Marco39
Recensioni: 5/5
Bello bello bello bello

Una storiella carina e piacevole, nulla di che, ma scritto davvero bene e molto molto piacevole da leggere. Consigliatissimo!

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claudia
Recensioni: 5/5

primo libro di auster che leggo e mi ha incantato. quello che più mi ha colpito è il fatto che descriva la vita così com'è, un susseguirsi di imprevisti in cui nulla è programmabile, dove felicità e disgrazia si alternano e l'unica scelta che abbiamo è semplicemente accettarle. uno sguardo disincantato ma che trasuda tanta voglia di vivere. grazie paul :)

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cristiano
Recensioni: 2/5

Ma l'ha davvero scritto Paul Auster questo romanzo politically correct un po' noioso ed un po' banale? Molto distante dai suoi romanzi scuri, questo libro a mio parere è solo un esperimento non riuscito...

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Recensioni

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Voce della critica

Nathan Glass stava cercando un posto tranquillo dove morire. Qualcuno gli parlò di New York, per la precisione di quel particolare sobborgo di New York che è Brooklyn, ma considerando che siamo alla vigilia dell'undici settembre duemilauno non si può proprio dire che sia stata una scelta azzeccata. Nathan è un uomo stanco, sfuggito a un cancro, a un matrimonio finito e a un lavoro da assicuratore: un prepensionato che dalla vita non si aspetta più nulla, tranne che finisca nel modo più pulito e semplice. Ma dato che Follie di Brooklyn è un romanzo di Paul Auster tutto è lecito aspettarsi tranne che il caso non giochi la sua beffarda partita fino in fondo. Così, pochi giorni dopo essersi trasferito nella nuova casa, Nathan scoprirà che nella libreria del quartiere lavora l'amato nipote Tom, ritiratosi da una promettente carriera accademica. Aggiungete, in ordine sparso: una nipote bellissima e scalmanata (aspirante rockstar, poi pornostar, poi drogata, poi cristiana rinata, poi segregata dal marito fondamentalista), la di lei figlia che un bel giorno bussa alla porta dei nostri senza dire una parola, un truffatore dal cuore d'oro, un manoscritto di Hawthorne e, soprattutto, tanta New York: i suoi quartieri, la sua gente, le sue follie. Le vicende della famiglia Glass si protraggono un paio d'anni per concludersi, in un lieto fine generale, esattamente pochi minuti prima che il famoso aereo si schianti contro la torre nord del World Trade Center: a questo punto, significativamente, il romanzo finisce.
Auster, qui al suo meglio, costruisce una sarabanda di storie e narrazioni che paiono generarsi l'una dall'altra, in un flusso continuo, ininterrotto: ogni breve capitolo del romanzo è occasione per un qualche colpo di scena, una svolta nella trama, un'agnizione improvvisa o un'imprevista rivelazione. Lungi dall'atmosfera mortifera che le prime righe suggeriscono, queste Follie di Brooklyn hanno il tono da commedia brillante, il ritmo scatenato di un musical di Broadway. Un romanzo godibile allora, di notevole intrattenimento, in cui lo scrittore dà prova di una maturità compiuta, confermandosi stilista abilissimo e dalla grande tecnica.
Eppure, come spesso in Auster, a lettura conclusa rimane ben poco, tranne la consapevolezza di un virtuosismo letterario d'alto livello ma sterile. Gli Stati Uniti di Auster sono un paese diviso in due, come sventrato da un'autentica guerra civile: da una parte, quella maggioritaria, il paese governato dai Bush e dalle lobby economiche e militari, l'America profonda dei fondamentalisti cristiani e delle sette religiose, dall'altra New York, multietnica, tollerante, colta, liberal: in un recente libro-intervista ( Le trame della scrittura , a cura di Matteo Bellinelli, Casagrande, 2005) Auster dice addirittura che "una parte di me vorrebbe vedere New York liberarsi dagli Stati Uniti e diventare una città stato indipendente. Non succederà mai, ma è bello poterlo sognare: perché io credo che New York sia il simbolo di tutto quello che c'è di migliore negli Stati Uniti: e cioè una società totalmente eterogenea, in cui ogni etnia vive fianco a fianco con tutte le altre in relativa pace e armonia".
Il problema è che la Brooklyn del romanzo è un luogo esclusivamente mentale, uno spazio virtuale e privato la cui unica esistenza è quella conferita dalla scrittura. O, per dirla con uno dei personaggi (con vezzo metaletterario proprio quel Tom che, prima del tracollo, aveva scritto una tesi dal titolo "Eden immaginari: la vita della mente in America prima della guerra civile"), "un rifugio interiore. Quel luogo dove un uomo si reca quando la vita nel mondo non è più possibile".
L'intento era di fare, attraverso questo romanzo, un inno al potere creativo e consolatorio della fiction, un tributo alla capacità del romanzesco di contrastare il reale (anche il più tragico), un canto d'amore per l'invenzione letteraria contrapposta alla grigia furia iconoclasta di vecchi e nuovi puritani. L'esito è una rassegnata teorizzazione del ripiegamento della scrittura su se stessa, una fuga regressiva tra le pagine dei libri di fronte allo shock del disastro. Non c'è dubbio che l'eden immaginario allestito tanto sapientemente dal nostro autore sia un ristoro piacevole: meno certo è che il lettore ci voglia rimanere chiuso dentro per sempre, come invece sembra voler fare Auster.

Francesco Guglieri

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La recensione di IBS

Autore di romanzi, saggi, poesie, racconti autobiografici, sceneggiature cinematografiche (tra le più note quella del film Smoke) e testi teatrali, Paul Auster è uno dei più attivi e importanti scrittori americani viventi. Pochi sanno raccontare come lui le speranze, le paure e le illusioni della società americana e degli uomini e delle donne di oggi. Dopo i precedenti due romanzi drammatici La notte dell'oracolo e Il libro delle illusioni, Auster torna con una storia dai toni più leggeri, una commedia in cui non mancano però le ombre e i segni premonitori di un futuro minaccioso. Non a caso il vorticoso finale si svolge in un giorno fatale per New York e il mondo intero: l'11 settembre 2001. "Follie di Brooklyn è un libro leggero – spiega lo stesso autore presentando la sua nuova opera –. è diverso dagli ultimi, più comico; racconta le piccole cose e l'intimità della vita quotidiana. è ambientato ai giorni nostri, ma ha un tono picaresco, da romanzo settecentesco".
La vicenda si svolge a Brooklyn, la città dove il protagonista principale Nathan Glass è nato e dove torna per morire in tranquillità. Qui il destino gli riserva molti incontri e molte sorprese, non certo una tranquilla esistenza in attesa della fine. E così Nathan viene coinvolto negli amori infelici del nipote Tom, da poco ritrovato, nelle avventure del libraio-falsario Harry Brigthtman e nelle peripezie della piccola Lucy, la figlioletta di nove anni dell'altra nipote, sorella di Tom, che bussa un giorno alla sua porta in fuga dal fanatismo religioso del padre. La piccola, chiusa in un imperturbabile mutismo, non rivela dove si trovi la madre. Nathan e Tom decidono dunque di accompagnarla da una cugina nel Vermont e, durante il viaggio, nel bed & breakfast in cui si rifugiano, Tom conosce finalmente la donna della sua vita. Le cose sembrano mettersi bene per Nathan e per i suoi cari ma il caso gli regalerà ancora qualche imprevisto. Il sogno a lungo coltivato dal protagonista, scrivere un "libro della follia umana", troverà infine concretizzazione negli avvenimenti, nelle emozioni, negli incontri e nei personaggi che si agitano appena fuori della sua porta di casa, in una delle città più famose d'America e in uno dei suoi quartieri più vivi e colorati.

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Conosci l'autore

Paul Auster

1947, Newark, New Jersey

Scrittore, sceneggiatore e regista statunitense. Dopo aver studiato alla Columbia University, nel 1970 si recò a Parigi dove lavorò come traduttore fino al ritorno a New York nel 1974. Esordì come scrittore con poesie, racconti e articoli pubblicati sulla “New York Review of Books” e sulla “Harper’s Saturday Review”. La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story. Seguirono i romanzi Il paese delle ultime cose (1988), Il palazzo della luna (1989), La musica del caso (1991, dal quale Philip Haas trasse un film nel 1993), Leviatano (1992), Mr. Vertigo (1994)...

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