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Lo sbrego - Antonio Moresco - copertina
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sbrego

Descrizione


Un testo che sfida i generi prestabiliti. Un corpo a corpo con il DNA della scrittura e della lettura. Cosa significa leggere? Cosa significa incontrare gli autori delle opere che più ci parlano, da qualunque luogo e da qualunque tempo ci parlino?

«"Lo sbrego" è nato dalle sollecitazioni di un caro amico ed è stato scritto di slancio e per ispirazione costante. Ne è venuta fuori una piccola cosa estemporanea dalla forma inventata e ribelle a ogni definizione, uno scandaglio su tessuto vivo, una sorta di romanzo autobiografico e di irregolare percorso di iniziazione attraverso gli scrittori e le scrittrici che sono stati vicini alla mia mente e al mio cuore nei difficili anni della mia vita di scrittore e di uomo, ma anche gli storici e i poeti antichi, i pensatori, gli artisti, le sante e altre persone che ardono, le figure imprigionate nei libri incontrate ed elette durante le mie letture solitarie e trattate come persone viventi avvicinate e abbracciate attraverso il tempo e lo spazio. Il libro, uscito una prima volta una quindicina di anni fa e ormai introvabile, viene ora riproposto senza modificare e correggere niente, se non piccole imperfezioni e refusi. Rileggendolo adesso in vista della nuova pubblicazione, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a una cosa scorticata, appassionata, indifesa, ma anche prefigurativa, irradiante, piena di disperata energia, di delicatezza, di abbandoni estremi, di scatenato divertimento e persino di gioia.» (A. M.)

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Dettagli

SEM
2019
4 aprile 2019
153 p., Brossura
9788893901512

Valutazioni e recensioni

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filippo papetti
Recensioni: 2/5

Banalotto, e invero anche abbastanza superficiale. L'autore l'ha scritto in un mese e mezzo (come dice in "Lettere a nessuno") e non si fa fatica a crederlo. E' un libro commerciale, fatto per soldi, commissionato dalla Scuola Holden. Non che questo sia un male in sé: però i libri buoni Moresco li scrive in dieci anni, e di certo non su commissione. "Lo sbrego" potremmo definirlo un lungo elenco di grandi nomi della letteratura, con un paio di invenzioni moreschiane qua e là. Un libretto insipido quindi, non privo di qualche buona intuizione, ma verosimilmente innocuo, destinato a non lasciare traccia alcuna.

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massimo b.
Recensioni: 1/5

niente, non ce la faccio. anche in questo caso, come per I Canti del Caos, libro abbandonato dopo poche pagine lette/sfogliate e questo per... noia. Leggendo di Moresco m'aspettavo un nuovo Lautremont, un nuovo Burroughs, e mi ritrovo con trucchi vecchi come il cucco - come nei Canti il meta-romanzo - e una voglia di 'épater les bourgeois' che sembra di essere tornati indietro di decenni. Dovrebbe essere una scrittura carnale e magmatica, ma sa di aria e pure fritta. Peccato.

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Francesco
Recensioni: 4/5

Mi ero promesso checchè ne dicessi anch'io qualcosa su Moresco, che avrei esordito proprio con "Gli esordi"; e invece mi è toccato in sorte questo "Sbrego" che mi ha rammendato paradossalmente - intersecando il mio con il suo modo d'intendere la let(tera)tura - gli strappi che in ogni lettore rimangono edonisticamente aperti affinchè un buon sarto - che s'intenda davvero di letteratura, ci rammendi su una pezza a colori che s'intoni con i piaceri dolenti che un libro provoca. Penso a Moresco quindi, come uno dei tanti artigiani di fiducia a cui posso affidare la manutenzione dei miei piaceri dolenti; e mi pare che anche Voltolini gliela affidi. Una digressione. Il piacere non è la lettura ma è nella lettura. E'dall'epicentro di quest'affermazione personale, che Moresco esprime il diniego nei confronti del compito che Voltolini gli affida: non sapere cosa sia la lettura è compromettente per uno che ne è il perito fabbricatore; eppure egli insiste. Insiste fino al punto in cui l'abrasione non può che sortire: lo strappo che ne viene, è quel che io chiamo "piacere dolente". Egli soffre l'insofferenza, tra l'altro enucleata nell'incipit "Io non ho mai letto niente". Io non ho mai letto niente, deve essere letterariamente traslato in: " Io ho sofferto il piacere". Credere per provare. Quale scrittore non ha mai creduto nel dolore perchè potesse provarne l'esistenza? Gli scrittori che più egli ha amato, non sono solo gli scrittori i quali, perchè li si potesse amare era necessario leggere, ma erano, e rimangono, gli stessi uomini che, seppure non avessero scritto nulla, sarebbero rimasti tali ovvero, uomini da leggere previo il loro fato che li ha destinati ad essere letti. Credo che lo stesso sia capitato a me. Volevo leggere Gli esordi, invece ho letto il libro suesposto. Cioè, ho letto Lo sbrego eppure "non l'ho letto..." Forse Moresco questo libro lo ha scritto patafisicamente, per tanto vi consiglio una lettura accidentale.Chissà cosa vi toccherà in sorte...

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Conosci l'autore

Antonio Moresco

1947, Mantova

Scrittore italiano. È autore di opere narrative, teatrali e di saggistica. Ha pubblicato a 46 anni la sua prima raccolta di racconti, Clandestinità (Bollati Boringhieri 1993). Da allora sono numerosissime le opere pubblicate con i più diversi editori, tra cui La cipolla (Bollati Boringhieri, 1995), Lettere a nessuno (Bollati Boringhieri 1997), Gli esordi (Feltrinelli, 1998), Lo sbrego (Holden Maps - Rizzoli, 2005), Scritti di viaggio, di combattimento e di sogno (Fanucci, 2005), Zio Demostene. Vita di randagi (Effigie, 2005), Merda e Luce (Effigie, 2007) e Canti del caos (Feltrinelli, Rizzoli e Mondadori). Per Mondadori sono inoltre apparsi Gli incendiati (2010), La lucina (2013), Fiaba d'amore (2014), Gli increati (2015), La mia città (Nottetempo 2018),...

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