Santuario

Una storia che in realtà potrebbe rappresentare tante storie, di gente al limite, provata dalla vita e di altra che ancora la vita non la conosce affatto e che per stupidità o goffaggine o chissà quale altra terribile colpa, finisce incastrata in un'esistenza da cui non si può più tornare indietro.

Un classico Faulkner gotico, che scrive di un sud degli Stati Uniti violento, crudele e ingiusto.

Non ricordo più dove ho letto che questo libro in realtà fu scritto come una sorta di presa in giro del genere o forse un invito a un esercizio da parte del lettore, non so, forse ricordo male, forse è solo l'ennesima leggenda metropolitana di cui non c'era alcun bisogno, fatto sta che questo è il primo libro di Faulkner che leggo. Ho sempre avuto un po' paura di affrontare questo scrittore, più di una recensione definisce il suo lavoro ostico, complesso. Per me questo libro è stato una folgorazione, nel senso che soprattutto nei momenti in cui di fatto non accade niente si ha la sensazione di stare assistendo a una tragedia che si compone pian piano davanti ai nostri occhi e viene quasi su una rabbia tale da voler gridare ai personaggi coinvolti, ehi fai, qualcosa, smetti di essere così rassegnato, così cieco, così... debole, ma in realtà nessuno dei personaggi di questa storia è debole, sono tutti personaggi da una parte assolutamente stereotipati, nella misura in cui calzano a pennello il ruolo che gli è stato affidato, dall'altra però sono assolutamente credibile e ciò che rende atroce questa storia è il fatto che potrebbe trattarsi assolutamente di un fatto vero, un fatto di cronaca che abbiamo letto da qualche parte. Credo che sia un libro perfetto e credo che tutti dovrebbero farsi il favore di leggerlo.