Una relazione

Cassola rende bene l’idea: quando due amanti si vedono, esistono solo loro, il resto del mondo sembra dematerializzarsi, così punta all’essenziale: vivono nel romanzo solo Giovanna e Mario. La descrizione dei personaggi si basa sul detto-non detto, il lettore arriva a conoscerli per mezzo delle loro stesse parole, come se origliasse dalla serratura di una porta immaginaria. È una storia all’insegna del ricordo, del riscatto, del tempo ritrovato, dell’affetto e dell’intimità che scorrono tra le pagine senza che il lettore se ne avveda.

«La vita è una lotteria: c'è a chi va bene e a chi va male» pensa sul finale il protagonista, un uomo ordinario, con un lavoro in banca, una famiglia, e l'ordinaria voglia di sentirsi ancora un giovanotto, di avere l'amante, di sentirsi indipendente. Coprotagonista Giovanna, marchiata con la taccia di "ragazzaccia" dal chiuso ambiente di provincia in cui è nata, apparentemente destinata a perdersi, e invece capace di assecondare i propri sogni, di rifarsi una vita diversa da quella che la società le avrebbe assegnato: un matrimonio di convenienza con un vecchio o, nel peggiore dei casi, il postribolo. Ma la vita dà, e la vita toglie, cieca come la fortuna che governa la lotteria.

Protagonista: Mario Mansani. "Uno sposato, bisogna che si contenti delle donne poco perbene. E deve agire con prudenza, in modo che la moglie non venga a saper nulla. In tre anni di matrimonio, Mansani aveva avuto due relazioni. E tutt'e due le volte aveva fatto le cose pulite. Nessuno s'era accorto di niente." (p. 4) Coprotagonista: Giovanna Lorenzi. "Tu non devi avere nessuna preoccupazione per me. Vedrai che non ti darò fastidi. Mi contento di poco, lo sai. Mi basta vederti una volta ogni tanto, non pretendo altro." (p. 26) Luogo: la costa tirrenica tra Livorno e Follonica. "Certo Marina finita la stagione era proprio morta. Chiuso lo chalet, chiuso il bar sul viale di pineta, non c'era un posto dove andare. Nemmeno Follonica offriva molto." (p. 9) Tempo: dal 1935 al 1945, con diverse ellissi. "L'essenziale, si ripeté, era averla scampata. Se ripensava a quante ne aveva passate, gli sembrava quasi impossibile di averla scampata. Era stato in Albania; era stato nel Montenegro; a Verona, subito dopo l'armistizio, era sfuggito per miracolo a una retata dei tedeschi." (p. 111) Genere: romanzo estivo ambientato per lo più in inverno. "Una volta seduto, Mansani si allentò la sciarpa, perché la lana gli dava prurito al mento; si sfilò i guanti, buttò indietro il cappello." (p. 3) Special guest: il treno. "Era mezzo vuoto. Nel vagone in cui salì, c'erano una diecina di persone soltanto; in gran parte militari. Dormivano tutti. (...) S'era sdraiato; si mise supino, poi si voltò su un fianco. Ecco, così stava più comodo. Di lì a un minuto, dormiva." (p. 121) "Nemmeno la domenica si rispetta, noi ferrovieri." (p. 107) Grandi assenti: il neorealismo, il moralismo retorico, le descrizioni, il mare. Peccato per l'ultimo. "In silenzio fecero il pezzo di strada che li divideva dal viale." (p. 41) Posologia: da leggersi d'estate come divertissement. Salvo rendersi conto che in fondo nulla è più saggistico della narrativa. "E poi non vide più nulla." (p. 121)