Il mio nome a memoria

Non è il primo libro sulla memoria famigliare che mi capita e come sempre, in questi ultimi dieci anni, queste letture riaccendono in me il pensiero anche sulle mie radici, cosa che mai mi aveva sfiorato almeno fino ai quarant'anni e oltre. È la vecchiaia, sì, che fa diventare sempre più impellente il bisogno di sapere da dove veniamo, di conoscere le nostre origini. Non lo so perché, ma di fatto accade. Prima che tutti quelli a noi vicini, morendo, si portino via per sempre pezzi della nostra storia e identità, meglio fissarli, se non sulla carta, almeno nella testa. Bravo Giorgio Van Straten!, con la sua scrittura impeccabile, la costruzione fluida e coerente di una storia avvincente, ricca e profonda dal ritmo perfetto, abilmente bilanciata in tutte le sue parti, anche in quelle romanzate. «Io sono le storie che ho raccontato, il lento cammino di un nome. Uomini e donne che non ho conosciuto. Sono qualcosa delle loro facce o delle loro mani. Piccoli gesti, pensieri. Sopravvivenze nelle pieghe del tempo. Ognuno di loro è entrato dentro di me, e minaccia di restarci, come se raccontare una storia non fosse una liberazione, ma la sottoscrizione di un patto con tutti coloro di cui si è parlato. Ora so che non devo dimenticare, e devo tenere il mio nome a memoria.» *(Il titolo fa riferimento a "Le variazioni Reinach" di Filippo Tuena, un'altra saga familiare scritta e ricostruita magnificamente.)