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Mi chiamo Roberta ho quarant'anni guadagno duecentocinquanta euro al mese. Versione 2.0 - Aldo Nove,Federica Fracassi - copertina
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Mi chiamo Roberta ho quarant'anni guadagno duecentocinquanta euro al mese. Versione 2.0 - Aldo Nove,Federica Fracassi - copertina

Descrizione


Questo è un testo d'inchiesta che indaga il "caso precariato": Nove usa la scrittura per mettere a nudo la realtà, in un canto sommesso e radicale sul sogno perduto di una generazione di adulti costretti a forza a rimanere bambini. La messinscena sceglie come nodo centrale il fatto che il precariato sia tutt'uno con le nostre esistenze e che si allarghi a macchia d'olio in territori considerati fino a poco fa zone franche, attraversando età e paesi e costringendo un'intera generazione all'impossibilità di progettare, di comprare una casa, di pensare a un figlio, a una famiglia. L'universalità delle storie dunque è il centro di questa ricerca letteraria e musicale che ha come protagonisti l'attrice, il musicista, il pubblico, persone vere che attraversano - e incarnano - il racconto.
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Dettagli

2011
15 marzo 2011
79 p., ill. , Brossura
9788875801496

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Nunzio Festa
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Il nuovo realismo, dalla fucina ex cannibale; il messaggio commerciale potrebbe essere il predetto, ma Aldo Nove, che aveva pubblicato questo testo per la prima volta nella collana enaudiana Stile Libero / Inside nel 2006, ripropone un aggiornamento 2.0 del "Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, gudagno 250 euro al mese..." per la storica e rimodernata Transeuropa. Perché, appunto, quest'opera di Nove è stata messa in scena dal regista Martinelli, diventando un monologo con voce recitante; nel libro in questione, quindi, abbiamo davanti anche la versione "light" dello spettacolo teatrale, una sceneggiatura appunto interpretata da Fracassi e Baldoni, sempre "in fase di elaborazione". Nove con quest'opera rende sulla carta una porzione della realtà e dell'intimità che il precariato produce fuori e dentro la precaria e il precario, passeggiando, in mezzo a una serie d'ovvie ruzzolate dei protagonisti delle 'scene', in una miscela d'espedienti, diciamo lavorativi, che la gioventù d'oggi, cioè quella parte di popolazione italiana che naturalmente non può più avere venti o trent'anni ma deve persino arrivare a una quarantina a ottenere una specie d'impiego, ai quali il soggetto di turno è chiamato a sopravvivere. "Non c'è più la storia. Ce ne sono infinite. Le storie dei nostri vicini di casa. Dei nostri parenti. Dei nostri amici. Dei nostri genitori. Le nostre storie. Adesso. Parlano, queste storie, di drammi piccoli. Irracontabili. Tragedie normali. Meschine come la vita che ci hanno cucito addosso. Parlano di noi. Storie. Urgenti. Sono dappertutto. Vanno raccolte. Dobbiamo dircele": l'incipt affidato alla voce di Guido è imperioso, nonostante non lo sembri, perfettamente capace di spiegare tutto il racconto, la summa delle storie minime che fanno una storia non più d'Esse in maiuscolo ma una Storia che è doveroso spingere nei fatti e per non lasciarsi quasi fuori dal concetto elementare di "fatto" (...)

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Aldo Nove

1967, Viggiù

Pseudonimo di Antonello Satta Centanin, Nove si laurea in filosofia e nel 1996 pubblica il suo primo libro per Castelvecchi, Woobinda e altre storie senza lieto fine, che Einaudi ripubblica nel '98 includendolo nel volume Superwoobinda. Nell'antologia einaudiana Gioventù cannibale, pubblica un racconto, Il mondo dell'amore. Ha pubblicato racolte di poesie, sia con il suo vero nome che con lo pseudonimo, da ricordare nel 2001 Nelle galassie oggi come oggi. Covers, in collaborazione Tiziano Scarpa e Raul Montanari. Definitivamente allontanatosi dai "cannibali" è attento alle questioni sociali della contemporaneità, esce così sempre per Einaudi Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese. Sanguineti lo pone insieme a Tiziano Scarpa e a Giuseppe...

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