Mattino e sera

Un romanzo originale e accattivante a cominciare dalla sintassi particolare che rende più semplice tutta la narrazione per finire all’atmosfera sognante che avvolge i personaggi. E’ probabile che non tutti i lettori ne apprezzino lo stile e il contenuto, ma non si può non rimanere affascinati dall’idea della morte come uno scambio continuo tra vita cosciente e stato onirico in cui riemergono i personaggi più cari della vita pregressa.

Scrittura particolare, fa riflettere sul ciclo della vita.

Siamo fatti di “mattino e sera”, tutti. Il mattino può trovarci entusiasti, la sera ci fa invece paura, non si tratta solo di comprenderla, ma di accettarla nelle sue solitudini e nei suoi grigi incombenti come un cielo del Nord. Spesso la malinconia della sera è tale perché piena della vita luminosa del mattino: il protagonista ha amato tantissimo la moglie, ormai morta, ha avuto la grazia di avere molti figli, ed ha avuto anche molti amici oramai scomparsi nel cielo che non si vede. Jon Fosse, come un pittore di pura luce ci fa addentrare nel mattino e nella sera. Ci fa intuire tutta la vita buona e provvidente che ha portato il protagonista al mondo e poi ci mostra l’ultimo tratto di vita di Johannes. Con parole lievitate in una luce aurorale e crepuscolare, Fosse ci mostra il miracolo della vita del protagonista, nato in uno sperduto luogo della Scandinavia, e lo fa con una nudità lirica sognante. E dopo averci mostrato il mattino della vita, ci accompagna al grande ricongiungimento che arriva a sera; insieme a Johannes ci porta là dove non vorremmo, in quel “non luogo” dove però c’è tutto il Bene che amiamo.