Martha Quest

Tra i libri della Lessing è sicuramente uno dei migliori. La scrittura è fluida e l'interiorità della protagonista, un'idealista romantica, è descritta molto bene. È un libro che mi è piaciuto molto

Bel libro, lettura soddisfacente;

Tre anni nella vita di Martha Quest, quindicenne allo sbando in una fattoria malconcia in un angolo sperduto del Sud Africa, alle prese con una madre invasiva e ficcanaso e un padre totalmente assente. Valida la descrizione del bush (la boscaglia) e del Veld (la prateria, con le sue infinite distese erbose, terra rossa e colline a perdita d’occhio). Valida anche la condanna di ogni razzismo contro cui Martha si batte assiduamente. Per il resto, il romanzo non decolla mai ed è di una noia spaventosa (anche con speed reading non si arriva mai alla fine di questo pastrocchio). Il primo capitolo (97 p.) è una schermaglia ossessiva tra madre e figlia, senza alcun risultato. Si arriva alla parte seconda: Incipit vita nova? Macché, la narrazione si trascina fiacca e stentata nelle more di una città, in cui Martha si è trasferita per lavoro, che è poco meno asfissiante del villaggio nella prateria. Le prime esperienze lavorative, la vita d’ufficio banale e monotona. Tutto dejà vu. Lei non perde tempo a fumare e a bere in modo smodato. Si giunge alla parte terza: ormai la narrazione è allo sbando. Il primo capitolo spende ben 10 pagine nel descrivere la costruzione dello Sport Club, neanche fosse l’Empire State Building o La Scala! In compenso Martha tenta infatuazioni e amori sbilenchi. La quarta parte poi è la frana globale. Avrebbe avuto ben altra fortuna se si fosse occupata della “Quest of the Holy Graal” (Quest, cognome di Martha, significa ricerca). Martha è un burchiello alla deriva che va a zig zag dove la spinge il vento: Colombo ebbe maggior fortuna nello sbarcare in America. La cornice storica? Un paragrafo sulla guerra di Spagna e due su Hitler! La Lessing sembra aver preso lezioni dalla pettegola Elsa Maxwell, grande manipolatrice di eventi sociali e regina del gossip. Ben altro afflato percorre le pagine della Mia Africa di Karen Bliken, scritto pochi anni prima (1937), vero capolavoro. Magari Lessing avrebbe potuto studiarlo e trarne ispirazione.