Il marchio della fenice

Ogni libro di Berry contiene tutti gli ingredienti che un romanzo d'azione deve avere e, sotto questo aspetto, l'autore è una garanzia; sparatorie, doppi giochi, macchinazioni politiche, segreti, riferimenti storici fanno delle opere di Berry racconti gradevoli e che intrattengono. Anche l'ambientazione questa volta, rispetto agli ultimi capitoli della saga, risulta più vicina al lettore europeo, con la Polonia al centro della narrazione e la sua lunga storia di oppressione del regime comunista sovietico sino alla libertà. Ritroviamo vecchi e nuovi personaggi e, soprattutto, un Cotton forse meno attivo del solito e più "in balia" degli eventi, ma la sua forza sta nel non scadere mai in eccessi "supereroistici". Eppure in questo romanzo Berry, purtroppo, si dilunga troppo, diventando anche prolisso, in descrizioni, citazioni, riferimenti e analisi introspettive poco incisive che non fanno altro che appesantire il racconto, rompere il ritmo e non aggiungere nulla a quello che un libro d'avventura deve regalare. Così a metà e poco prima della fine ci si perde in pagine e pagine di descrizioni e commenti storici inutili; insomma, con 50 pagine in meno, non sarebbe cambiato nulla, anzi, il libro ne avrebbe giovato. Resta, comunque, un buonissimo romanzo. Sempre veloce e secca la prosa, senza vette letterarie. Consigliato a chi segue da tempo la saga di Cotton Malone e vuole ritrovare le classiche scene a cui Bery ci ha abituato; sconsigliato a chi cerca l'azione assoluta e nessuna digressione storica.

Ormai Malone lo conosciamo bene, è come un vecchio amico... e Berry ci accompagna piacevolmente con i suoi thriller con sfondi storici. Una piacevole conferma, come sempre...

Berry ha creato un personaggio molto "realistico", una persona che ti piacerebbe incontrare e conoscere. Anche la storia è piacevole e non banale. Si legge molto volentieri, facendo il tifo per la vittoria di Cotton Malone, sarebbe un peccato perderlo