Maigret e l'uomo solitario

Difficile non lasciarsi affascinare dall'enigma psicologico che il commissario Maigret si ritrova tra le mani in una afosa giornata d'agosto del 1965. Mentre Parigi è affollata dai turisti e quasi spoglia dei suoi abbienti abitanti, Maigret di confronta con la dissonante figura di un taciturno barbone, un tempo rispettato benestante, ritrovato morto in uno stabile diroccato destinato alla demolizione. Cosa ha spinto Marcel Vivien a lasciare tutto per dedicarsi ad una vita di espedienti? E chi poteva odiarlo a tal punto da ucciderlo? Nell'inchiesta più psicologica che il commissario abbia mai affrontato, tra interrogatori in spieggia e consultazioni di vecchi archivi, Maigret dimostrerà grande tenacia e quel pizzico di fortuna che gli permetterà di svelare quel conto in sospeso con il passato che ha segnato l'esistenza dell'uomo solitario dell'impasse du Vieux-Four. Un indagine estremamente godibile, mai scontata, in cui Simenon esprime tutto il proprio sconfinato talento nel saper incantare il lettore, senza mai far scemare il pathos della storia

Un barbone viene ucciso con tre colpi di pistola in un fatiscente palazzo. Non si sa chi sia, se non che è rasato, ha le mani pulite ed è più giovane di quanto sembri. Pian piano Maigret scava nel suo passato, trovando, grazie anche ad una soffiata telefonica- il responsabile della morte. E nello stesso tempo risolve anche un caso di vent'anni prima.

Ennesimo grande romanzo di Simenon. Fantastiche come sempre le descrizioni dei personaggi e della Parigi dell'epoca. Storia interessante che manca però questa volta di una consistente trama gialla. Si arriva troppo presto a capire dove si andrà a parare. Peccato. Leggere Simenon è però sempre un gran piacere. Considero questa storia quasi un romanzo storico invece che un giallo e sono contento di averlo acquistato e letto!!!