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Anno edizione: 2014
Anno edizione:
Anno edizione: 2008
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Basterebbero da sole le paginette introduttive, il "Non inizio", per convincere il lettore del livello non solo stilistico, ma anche emotivo e culturale della prosa di Giuseppe Genna. Un romanzo caleidoscopico, in cui si trova di tutto: dall'analisi lucidissima e sconfortata dei miti e dei riti di questo nostro paese, sempre più involgarito e incapace di rigenerarsi (l'autore non salva niente in questa sua discesa negli inferi quotidiani della pancia molle italiana: politica, religione, istruzione, editoria, mondo mediatico, moda, rapporti interpersonali, amore, famiglia...). Ma troviamo anche pagine di spaesato turbamento, di buio terrore nella descrizione della morte del padre, figura preziosamente simbolica di pulizia morale e sconfitta sociale, che torna ripetutamente a riflettere la sua ombra nelle giornate del figlio. Troviamo l'amore perso perché eccessivo, non dominabile, e non comunicabile. Troviamo "quattro storie di merda" da non ricordare, con esperienze disperanti di utilizzo di droga, o squallidamente oscene di prostituzione transessuale, o sofferte nel coinvolgimento in un episodio di eutanasia. E questo continuo, micidiale, impietoso scorticamento del proprio io psichico: l'analisi morbosa e autopunitiva dei propri fallimenti, dei complessi, delle viltà, insieme al compiacimento esibito della propria intelligenza, e all'esaltazione dei rari momenti di successo mondano. Un'ironia che diventa spesso scherno sogghignante (ma anche amarissimo) di fronte ai comportamenti più conformistici e beoti della massa, come nelle esilaranti pagine finali su una vacanza in un villaggio turistico in Sicilia. Mai nessuna indulgenza, verso di sé e verso gli altri; mai un sorriso, una carezza. Sempre, invece, l'ansia divorante di vivere tutto, di essere tutto, e poi di annullarsi. Burroughs e Plotino, Eliot e i Kraftwerk, sciamanesimo e David Linch. Soprattutto troviamo una straordinaria abilità di scrittura. Quindi, un convintissimo 5/5.
Un rigor mortis l'incipit, un rigor mortis sviscerato sfoderato e sgranato come un rosario, la Scansione della disgregazione. Quattro videofilamenti colano dalla teglia in caldo, usare le presine prego Booktrailer 1. Coma. Placenta. Urla. "Gennnaaaa, E' quasi magia, Gennaaa" Immaginario collettivo frantumato, l'inferno coerente del silenzio, coerenza della fine, pastiche neo-tv-classico "bravo ! bravo !" in un log-in rabbits tutto goal-italiano con tanto di videorisate isteriche preregistrate e il dramma e il dramma e la nebbia Jazz De Profundis dipanata sui materassi della tv fra i gemelli Derrick e la catapulta infernale, il Divo, folle aggregate senza monte e sermone, Bignami iperperlustrati, politica effettata da copertina, la catapulta pop infernale e il Pasolini incendiario. Grande italia - Piccola Italia in 47's rooms - "Forse stiamo sognando o forse stiamo solo morendo" Campioni del mondo. Luce spenta luce accesa, persona non-persona, l'Empire emette il suo gas, i suoi tentacoli, le sue spire. I mille IO e una notte. Mille pacche sulle spalle un microfono qualche sorriso. L'io è l'isola che non c'è, un buco nero identitario elitario esploso. Mina vagante crivellata, metalivellamento globale del metalivello. Narcisismo inchiodato e incrociato nella vetrinetta circondata dalle cornici della materializzazione sensazionalistica. Moltiplicazione dell'IO. Virus dell'IO. Corpo scosso e rifrazione dello stesso IO. Azione e Ultim/azione. Apocalisse. Howl frammentato nella dipendenza, lampeggianti ambulanti scalfiscono il cielo notturno nelle allucinazioni neon sovrane, cuori che battono e sbattono fuori dai corpi come lampadine destinate ad estinguersi. E' il tramonto. E' l'Estinzione. E' l'oblio. È il ricordo di un io altrove in forma teatrodrammatica "Foravo il tempo con lo sguardo, incapace di capovolgersi in quel preciso momento" ?.. "Chi ero? Ora e allora. Chi eravate? Chi siete?"
Bellissimo. Dove trapela e, a volte, esplode una solitudine stellare. Brani di 'vita', dove l'uomo emerge senza schermi, il cervello è sempre all'opera, dove nel titolo Italia De profundis balugina in special modo soltanto la sua vita de profundis. In ogni senso.
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