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Le intermittenze della morte
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Le intermittenze della morte - José Saramago,Rita Desti - ebook
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intermittenze della morte
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Descrizione


Un Paese senza nome, 31 dicembre, scocca la mezzanotte. E arriva l’eternità, nella forma più semplice e quindi più inaspettata: nessuno muore più. La gioia è grande, la massima angoscia dell’umanità sembra sgominata per sempre. Ma non è tutto così semplice: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito. E cosa ne sarà della Chiesa, ora che non c’è più uno spauracchio e non serve più nessuna resurrezione? I problemi, come si vede, sono molti e complessi. Intanto la morte, con fattezze di donna, segue i suoi imprendibili ragionamenti: dopo sette mesi annuncia, con una lettera scritta a mano, affidata a una busta viola e diretta ai media, che sta per riprendere il suo usuale lavoro, fedele all’impegno di rinnovamento dell’umanità che la vede da sempre protagonista. Da lì in poi le lettere viola partono con cadenza regolare e raggiungono i loro sfortunati (o fortunati?) destinatari, che tornano a morire come si conviene. Ma un violoncellista, dopo che la lettera a lui indirizzata è stata rinviata al mittente per tre volte, costringe la morte a bussare alla sua porta per consegnarla di persona… Una grande creazione fantastica, nella migliore vena del grande premio Nobel portoghese.
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Dettagli

0
Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
224 p.
Reflowable
9788858824764

Valutazioni e recensioni

4,18/5
Recensioni: 4/5
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Lorenzo
Recensioni: 4/5

Non il solito romanzo, interessante

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Vx
Recensioni: 5/5
Fantastico

Libro da leggere tutto d'un fiato, dove la punteggiatura e i discorsi diretti vanno seguiti per non perdersi. Leggendo, la storia, sembrerebbe prendere una piega invece il finale è inaspettato. Consiglio

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La Zia Ro
Recensioni: 4/5
una scrittura differente

Storia affascinante, stile di scrittura pazzesco, con frasi che durano pagine intere, niente nomi, conversazioni sena interruzioni tra i vari interlocutori. La fine mi ha lasciata un po' così, ma non poteva essere diversamente. Autore da non perdere!

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Recensioni

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La recensione di IBS


«Dove si andrebbe a finire se tutti passassimo a vivere eternamente, sì, dove si andrebbe a finire, domanderà l’accusa usando tutta la sua più bassa retorica, e la difesa, superfluo aggiungerlo, non ha avuto la presenza di spirito per trovare una risposta all’altezza della situazione, neanche lei aveva la minima idea di dove si sarebbe andati a finire.»

Potrebbe forse definirsi un romanzo utopico-filosofico questo ultimo di Saramago, anche se l’autore probabilmente non sarebbe d’accordo. È un viaggio immaginario, alla maniera di Swift, in cui un inesistente Gulliver, la voce narrante, Saramago stesso, racconta da testimone privilegiato un luogo senza tempo e senza coordinate geografiche in cui accade un evento straordinario: l’improvvisa latitanza della morte. Un’utopia che si trasforma in dramma e che, attraverso i vari rivoli della narrazione, propone tragedie singole e collettive legate a un unico tema: l’immortalità.

Un’immortalità che non limita la vecchiaia, che non impedisce la malattia, l’incidente, il coma, la sofferenza, l’handicap, il dolore fisico e morale. Un’immortalità destinata a creare un universo di vittime sempre più anziane e sofferenti, un esercito di incontinenti, un popolo di abitatori di case di riposo (‘le dimore del felice occaso’) e ospedali, in numero sempre crescente rispetto ai giovani che possono accudirli, ormai unica professione immaginabile per il futuro. Di fronte a questa situazione, come reagirà la popolazione sapendo che è sufficiente attraversare il confine per ritrovare una giusta e buona e logica possibilità di morte? Cosa decideranno i parenti dei malati terminali e quali saranno le prese di posizione del governo e della polizia e le valutazioni di tipo etico e religioso, considerando che, se da un lato la ricerca cosciente della morte può considerarsi suicidio o peggio omicidio, senza morte non c’è resurrezione e dunque non c’è Chiesa?

Da tempo Saramago non identifica più i suoi paesi con un nome o un preciso luogo geografico, così come non attribuisce più un nome ai suoi personaggi e i suoi romanzi hanno sempre più assunto un ruolo di riflessione profonda e talora sarcastica sulla nostra condizione sociale, politica e umana, uscendo dal particolare per entrare nell’universale. Per capire il senso di questa scelta sarebbe importante leggere in questa chiave Tutti i nomi, grande anticipazione anche del tema della labile, quasi burocratica linea di confine tra la vita e la morte, in un’ottica senza possibilità di salvezza, sia fisica che metafisica, ma anche Saggio sulla lucidità, capolavoro di narrativa politica: non a caso lo scrittore portoghese si definisce “ormonalmente comunista”.

Poi, all’improvviso, in questo Le intermittenze della morte il racconto lascia il piano collettivo per passare nuovamente a quello individuale, quando la morte si rifà viva, dopo i suoi sette mesi di latitanza, tornando a colpire le sue vittime e facendosi precedere di qualche giorno da una lettera di colore viola che annuncia l’evento, che torna a essere un fatto unico e personale senza via d’uscita. Senonché anche la morte, detentrice assoluta del potere (“io sono la morte, il resto è nulla”), può incappare in un imprevisto, che qui prende le sembianze di un violoncellista: un incidente dai risvolti imponderabili. La morte si fa vulnerabile e donna e, con la complicità di un semplice brano musicale, un brevissimo studio di Chopin, opera 25, numero 9 in sol bemolle maggiore della durata di soli cinquantotto secondi, compie un’azione che credeva impossibile portandoci a un finale bellissimo e travolgente e alla frase ultima, che è anche la prima, e che testimonia come tutto si ripeta senza scampo.

Più che sulla paura della morte è sul terrore della vecchiaia che si incentra il romanzo, terrore che tormenta la nostra società occidentale manifestandosi in vari modi: dalla spasmodica ricerca di un’apparente giovinezza, anche attraverso l’uso di strumenti di tortura come la chirurgia estetica, all’allontanamento degli anziani in luoghi appartati e “invisibili” come, appunto, ‘le dimore del felice occaso’: lontani dagli occhi, dal cuore e dalla memoria. Questo non è dunque un libro sulla morte, ma sulla vita perché non esisterebbe l’una senza l’altra, perché ogni vita terrena è destinata a una fine, ne ha bisogno per la sua stessa esistenza; è così anche per i patriarchi vegetali ai quali sono concessi mille ma non più mille anni.

“La morte è logica, è naturale: ci appartiene. Viviamo per morire e non vivremmo se non morissimo. L’eternità paradossalmente sarebbe infinitamente peggiore”.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

José Saramago

1922, Azinhaga

Narratore, poeta e drammaturgo portoghese, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Costretto a interrompere gli studi secondari fece varie esperienze di lavoro prima di approdare al giornalismo che ha esercitato con successo su vari quotidiani. Dopo il romanzo giovanile Terra e due libri di poesia caratterizzati da una forte sensibilità ritmico-lessicale, si è rivelato acquistando fama internazionale con un'originale produzione narrativa in cui rielaborazione storica e immaginazione mistica e allegorica, realtà e finzione si mescolano in un linguaggio tendenzialmente poetico e vicino ai modi della narrazione orale. Tra le sue opere più note pubblicate da Feltrinelli: Il vangelo secondo Gesù Cristo, Cecità, Tutti i nomi, L'uomo duplicato,...

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