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La bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.
«Una delle più grandi corrispondenti di guerra, raccontata in un saggio profondo e intelligente da un’altra giornalista che ha conosciuto il fronte e che ha fatto della sua carriera giornalistica una leva di forza per i diritti delle donne.» - Marta Serafini, Corriere della Sera
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Sinceramente mi aspettavo di meglio e di più. Di Martha Gellhorn si parla poco e anche con una certa distanza. Gruber ha infatti inserito testimonianze di altri report di guerra (compresa quella sua e del marito) e di altre guerre neanche coperte da Gellhorn. Noiosi e didascalici (se non del tutto inutili) i commenti che l'autrice inserisce qua e là riferiti alla vita della fotoreporter americana, che rendono ancora più freddo e distaccato il racconto. Ho avuto anche l'impressione che le abbia messo in testa e in bocca pensieri e considerazioni non sue. Insomma, non è una biografia di Martha Gellhorn, non è un libro sui reporter di guerra, non è un libro sulle guerre, non è un libro sul mestiere di giornalista visto dalle donne... Si salva per qualche aneddoto, qualche brano toccante, per il resto non aggiunge niente di più a quello che tutti sanno: che la guerra è un'esperienza atroce per la popolazione civile e per i soldati, che i reporter quelli veri rischiano la vita, che le motivazioni delle guerre sono diverse da quelle raccontate dalla propaganda, che oggi non c'è più il giornalismo di una volta. Il solito libro confezionato per i follower di Gruber, sfornato con cadenza precisa, in edizione pregiata (il tutto poteva essere contenuto in un libro in brossura da 100 pagine, usando un corpo più piccola e lasciando meno pagine bianche). L'ho letto perché me lo hanno regalato, non lo avrei mai comprato né cercato.
Molto interessante
Tra Martha Gellhorn e Oriana Fallaci, chi e' la piu' grande? ********************************************************************************
Recensioni
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