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I giochi della notte
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I giochi della notte - Stig Dagerman,C. Giorgetti Cima - ebook
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giochi della notte
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Descrizione


Troppo assoluto per accettare compromessi, troppo intransigente per accontentarsi di consolazioni, troppo impregnato di solidarietà per cercare giustificazioni nella scrittura, Dagerman appartiene alla categoria di quelli che non sanno perdonare a se stessi la sofferenza e l’umiliazione degli altri, che non possono non opporsi con tutto il loro essere all’ingiustizia del vivere. Ed è proprio quella sua compassione che gli dà la capacità di cogliere nei giochi solitari di un bambino, nell’ostinato silenzio di un vecchio, nei gesti meccanici di una donna, l’indicibile disperazione di piccole vite, di piccole tragedie cui si passa accanto senza neppure accorgersene, con l’arroganza degli «implacabili», o semplicemente l’indifferenza di chi non si è mai trovato dalla parte dei perdenti, degli anonimi e silenziosi che diventano visibili solo quando arrivano a compiere quell’atto estremo che è la loro definitiva autocondanna. È con la lucidità di chi non ha paura di farsi del male che Dagerman affronta in questi racconti i suoi costanti temi: la solitudine in un mondo di adulti in cui si lasciano crescere i silenzi fino a farne muri invalicabili d’incomprensione, l’amarezza di sentirsi traditi, estranei a se stessi, superflui agli altri, la desolazione del crollo dell’autoinganno, quando si chiude ogni via d’uscita e resta solo la consapevolezza che «l’uomo per riuscire a sopportarsi deve avere i nervi molto saldi». Ma è soprattutto nello sguardo dei bambini che i racconti toccano la loro più struggente intensità, quei bambini che vedono sempre troppo e capiscono sempre troppo, già rassegnati a non poter reggere la realtà senza la fuga nel sogno e nella fantasia.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
162 p.
Reflowable
9788870919424

Valutazioni e recensioni

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Cristiano Cant
Recensioni: 5/5

Per qualche legge morale conficcata come un chiodo storto in chissà quale parete della vita, per qualche incognita per fortuna sfuggita di mano ai matematici onniscienti, per qualche prezioso ingrediente (tuttora nascosto) nel folle impasto che genera un poeta, per tutto questo e per altro che qualcuno o nessuno un giorno svelerà con abile e scavata competenza, si arriva a fare degli incontri che sono assai più che avventi sensibili. Simili a un "cadere senza fine attraverso tutti i tetti a vetri dell'io", sappiamo e sentiamo che in quella discesa qualcosa stiamo amando, capendo, e che davanti a greggi spente e "prive di valore come un assegno scoperto" si stagliano anime gigantesche in grado da sole di fronteggiare a petto nudo ogni stoccata del nonsenso. Subendola, assumendone ferite e piaghe, ma per contrasto lasciandone fiorire tali rami di forza ricettiva, di impegno e lotta senza uguali nel serraglio del vuoto, dell'indistinto triviale, da farne luci uniche contro caratteri già graffiati dall'aborto. Si può essere prigionieri di se stessi come narcisi uccelli impagliati in gabbie esclusive, ma si anche esserlo come bicchieri scheggiati nei quali il liquore migliore dorme come in nessuna culla, e istiga e sprona il poeta scandagliare la vita con la sola potenza di un verso riuscito. Raccolta bellissima, sacca di tempo e cifra letteraria stupenda lungo gli argini inquieti del soffrire, calda impresa uguale a "denti da cavallo sui quali misurare gli anni, quante donne hai avuto e con quanta cautela hai morso per paura di perderne anche una". Onde calme sotto le quali chi sente avverte il brusio di una convulsione, sguardi persi in vuote espressività contro fattezze che già sanno cosa vivono, laconica canzone ripetuta e stanca a fronte di un gorgheggio che pochi avvicineranno. La poesia non insegna che a proteggersi pur sotto portici tarlati; e tuttavia in quelle gocce che filtrano e bagnano il viso c'è tutta la verità e il conforto di voci solo nostre.

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Ania161286
Recensioni: 4/5

Otto storie che raccontano sfumature diverse del dolore: dalla solitudine al tradimento, dalle incomprensioni ai muri di silenzio. Un dolore che è realmente appartenuto all’autore e che emerge dirompente attraverso le sue parole senza far mai dubitare il lettore della sua veridicità; un dolore che lo porterà al suicidio a soli 31 anni. Sono racconti essenziali quelli di Dagerman, narrati con una prosa altrettanto essenziale e priva di sentimentalismi col tentativo di “rimettere in ordine un mondo frantumato, di rapporti frantumati, di rapporti amorosi irrimediabilmente lesi”, partendo dallo sguardo acuto di un “por liddel boy” per finire sul cuore stanco e disilluso di un “old man”. Andrea Gibellini, nell’introduzione del libro, scrive: ~ Dagerman è uno scrittore senza difese: neanche la prepotente condizione narcisistica dello scrivere lo salva dalla disperazione. Spremere la bellezza dalla disperazione diventa il suo ultimo e irrinunciabile compito. ~ A fine lettura, posso dire che questo compito è riuscito egregiamente.

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Tommaso
Recensioni: 4/5

«La stanchezza va molto bene, la stanchezza va sempre bene, in particolare quando ci si esercita nell’amara arte di essere prigionieri di se stessi. Anche una grande calma e una certa capacità di mantenersi freddi vanno molto bene, perché l’uomo deve avere i nervi molto saldi per potersi sopportare.» Ho scoperto Stig Dagerman ed è stato qualcosa di folgorante. «I giochi della notte» è una raccolta di racconti, ma si legge come un romanzo. Il collante che li amalgama e li tiene insieme è la perdita dell’innocenza, è la difesa verso un mondo troppo brutale per la sensibilità di alcuni individui, è il rifugio nell’interiorità e nel sogno. I racconti sono tragicamente veri, incredibilmente dolorosi, vibranti e inesorabili come note lunghe e sole. Eppure non suscitano una sofferenza fine a se stessa, semmai una consolante empatia. I giochi della notte sono gli esercizi di chi si ostina a difendersi contro un mondo invadente, corrotto e senza bellezza. L’ultimo racconto, credo, non lo dimenticherò mai.

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Stig Dagerman

1923, Alvkarleby

Stig Dagerman è stato uno scrittore svedese. Dopo i primi romanzi, Il serpente (1945) e L’isola dei condannati (1946), imperniati sui temi dell’angoscia e della paura, scrisse, sotto l’influsso di Strindberg, Kafka e Faulkner, il romanzo Bambino bruciato (1948), nonché quella specie di testamento spirituale che è Il nostro bisogno di consolazione (1952), oltre a numerosi drammi in cui emerge il motivo della solitudine esistenziale. Tra le altre opere, il reportage dalla Germania distrutta Autunno tedesco (1947) e i racconti I giochi della notte (1947).Anarchico lucido e appassionato, militante in difesa degli umiliati, degli offesi e dell'inviolabilità dell'individuo, Dagerman resta nella letteratura svedese una figura culto. Muore a trentuno anni,...

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