Epepe

Avevo alte aspettative per questo libro ma in realtà si è rivelata una lettura molto deludente. Reputo l'idea di fondo davvero ottima e geniale, pensare ad un linguista incapace di comunicare in un luogo non ben decifrato in cui nessun idioma da lui conosciuto viene compreso, ma la realizzazione dell'opera mi ha lasciato con l'amaro in bocca. Descrizioni eccessivamente lunghe e molto dispersive, forse in parte per far comprendere il senso di smarrimento del protagonista, uno stile quasi barocco che non mi ha lasciato grandi cose. Mi è sembrato un libro senza un fine e che cerca di risollevarsi verso la fine ma forse in modo troppo affrettato e poco chiaro al lettore.

Non male, l'ho letto con interesse e curiosità e non credo si potesse fare meglio nel descrivere una circostanza così straordinaria; in effetti, immedesimandosi totalmente nel personaggio un minimo di ansia sale fino a pensarle tutte per aiutarlo ad uscire dal suo incubo. Avvicinandomi alla fine del libro, non riuscendo ad immaginare una logica prospettiva per la sua conclusione ho temuto che tutto si risolvesse con la solita banalità del risveglio da un sogno ma fortunatamente non è stato così, anzi il finale, speranzoso, mi è sembrato valido ed adeguato alla storia. Una sola piccola pecca che, tuttavia, non ha influito nel mio giudizio e nulla toglie alla qualità del romanzo; contrariamente a ciò che scrive Carrère nella prefazione, c'è una cosa che (forse) consente di cogliere in fallo l'Autore, una cosa che, anche non fosse stata d'aiuto, non viene mai menzionata nel racconto (salvo una mia disattenzione): la televisione.

Per quella che si chiama ironia della sorte, un rinomato ed espertissimo linguista si ritrova, per un disguido, in una città dove non riesce a decifrare né le parole scritte né la lingua parlata. L'angoscia di non riuscire a comunicare anche solamente per le più semplici incombenze quotidiane si trasmette al lettore, che nello spazio di poche pagine si immedesima con il protagonista nel tentativo di costruire un alfabeto e una grammatica della lingua sconosciuta, e contemporaneamente organizzare una sorta di soppravivenza e un piano di "fuga" per tornare alla propria vita. Consigliatissimo.