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Ecco la storia - Daniel Pennac,Yasmina Mélaouah - ebook
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Descrizione


Il romanzo parte, non casualmente, al condizionale: "Sarebbe la storia di un dittatore agorafobico" che, volendo andare a vivere tranquillamente in Europa e sfuggire all'orribile destino predettogli da una maga, sceglie un sosia, che a sua volta sceglie un sosia, che a sua volta sceglie un sosia… Inizialmente uguale come una goccia d'acqua al dittatore, a sua volta simile a Rodolfo Valentino, lentamente il sosia, per inavvertibili ma costanti cambiamenti, diventa simile a Quasimodo, pur mantenendo una leggera somiglianza con il modello originario. Il popolo di Teresina, però, attribuisce il cambiamento all'usura della politica. Teresina, già, un piccolo stato dell'America Latina, del Brasile in realtà, anche se è un nome di fantasia. E "Quello che so di Teresina" è la seconda parte del romanzo, una breccia sul "dietro le quinte", nell'officina del romanzo, a illuminare il punto di partenza della storia, il nucleo generatore di tutta la vicenda. Abbiamo così un'incursione autobiografica, un mosaico di frammenti, paesaggi, volti, storie, lettere, voci di amici scomparsi, fino alla rievocazione di un viaggio compiuto da Pennac nell'interno del Brasile seguito da un atterraggio di emergenza a Teresina e qui, la visione, di notte, in una piazza circolare deserta e buia, di due uomini appoggiati a una bicicletta, sotto un lampione, che ridono di una luce livida ai loro piedi. Quando Pennac e i suoi amici si avvicinano scoprono che quella luce è un vecchio televisore accesso, rozzamente collegato al lampione, e gli uomini stanno vedendo La corsa all'oro, di Chaplin. Da questo ricordo, da questa "finestra" parte tutta la storia, tutto il romanzo. La terza parte, "La finestra", narra il destino del primo sosia, il quale, innamoratosi per caso del cinema, lascia Teresina per diventare un grande attore. Forse vale la pena di aggiungere che in realtà riuscirà solo a diventare un sosia di Rodolfo Valentino e morirà, solo, in una sala cinematografica di Chicago durante la proiezione de Il grande dittatore. Nella penultima parte, "La tentazione dell'Interno", autobiografismo e narrazione si intrecciano sapientemente alle riflessioni sulla nascita dei personaggi. E a occupare il centro della scena è proprio un personaggio, Sonia, la maschera che trova il corpo senza vita del sosia nel cinema, che, con un passaggio insolito, passa dallo statuto di personaggio a quello di persona reale, e diventa disegnatrice, oggi anziana signora che Pennac e la moglie Minne incontrano a Parigi per saperne di più sul personaggio del sosia. Inframmezzate così a riflessioni e ad amabili "fuori tema", seguiamo le chiacchierate, gli incontri dell'autore con il proprio personaggio fattosi persona in carne ossa e ben disposto a fare le pulci al romanzo che la racconta, a rettificare dettagli, a storcere il naso davanti a interpretazioni che non condivide. Raccontata la proprio storia, Sonia chiede in cambio all'autore la fine della storia: che ne è del secondo sosia? Come va a finire la vicenda? Ecco la storia, ovvero ci è stata raccontata una storia, che a sua volta si basa su storie reali, che a loro volta danno vita a dei racconti, e in una sorta di cerchio magico assistiamo alla fusione delle due dimensioni.
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Dettagli

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Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
320 p.
Reflowable
9788858824610

Valutazioni e recensioni

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ANDRICCI
Recensioni: 3/5

Scorrevole, ma non mi è piaciuta la trama

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Mauro
Recensioni: 5/5

Questo libro è molto sottovalutato, la storia è assurda ma divertente, volutamente inverosimile. Sarà che ho un gemello e mi piacciono le storie di sosia...

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comm
Recensioni: 5/5

Sarà perché è ben scritto, sarà per l'avvincente e fascinosa epoca in cui è ambientato, sarà per l'umanità del protagonista, ma questo romanzo risulta tutto sommato intrigante, nonostante qualche forzatura, certi anacronismi, e una onniscienza dell'io narrante ai limiti dell'incredibile. Non manca qualche spennellatura filosofica tutt'altro che pedante

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La recensione di IBS


«"Come nascono i suoi personaggi?". Così. Dall'imprevedibile e necessaria combinazione tra le esigenze di un tema, le necessità del racconto, i sedimenti della vita, le casualità della fantasticheria, gli arcani di una memoria capricciosa, gli avvenimenti, le letture, le immagini, le persone... Poco importa, del resto, la nascita dei personaggi, quello che conta è la loro vocazione all'esistenza immediata. Agli occhi del lettore, i personaggi non "nascono", esistono sin dalla loro apparizione nel testo.»

Ecco la storia, ecco la biografia, l'invenzione, il testo critico, il metaromanzo. Ecco il più letterario dei temi (quello del sosia) che diventa gioco di specchi, diventa film, simbolo e funambolesco divertimento.

Ecco un paese immaginario, che ha il nome di un luogo vero, travestimento fantastico e realistica analisi del potere, e che corrisponde in assoluto all'idea di "interno": interno di un territorio infinito, nocciolo dell'anima, cuore dello straniamento dal mondo dei consumi e della rapidità, ma in cui alcuni "germi" preannunciano il grande fuori, il mondo esterno.

È in questo luogo che si apre "la storia", almeno quella da cui, in un prodigioso fuoco d'artificio di idee e di parole, nascono le 300 pagine del romanzo. Subito Pennac avverte il lettore che si trova di fronte a "un'opera di fantasia" o meglio lo fa partecipe del "processo creativo" e questo gioco si ripeterà lungo il libro più volte, senza nessuna sfumatura didascalica, ma con una sorta di complicità, occhieggiando a un lettore con cui sa di avere familiarità, un vecchio amico a cui si può raccontare liberamente come si procede nel proprio lavoro.

In questo paese dell'interno del Brasile e precisamente nella sua capitale, Teresina, ha origine la vicenda di un dittatore agorafobico, Manuel Pereira da Ponte Martins, o più semplicemente Pereira. Uccisore del sanguinario dittatore che lo aveva preceduto ha, da una vecchia maga consultata da tutti i notabili del luogo (abitudine che non sembra proprio caduta in disuso neppure oggi), una profezia: verrà ucciso da una folla inferocita. Questo spaventoso presagio è quello che gli creerà una forma di agorafobia così condizionante da costringerlo a trovarsi un sosia che governi al suo posto e ad andarsene in Europa a godersi bellamente la vita. Il sosia, a sua volta, stanco di quel ruolo, troverà un altro sosia che si farà poi sostituire da due altri individui, dei gemelli, uno buono e uno malvagio, che chiuderanno questo strano percorso del potere. Tutto ciò non viene però descritto in modo lineare e continuativo, ma intrecciato con momenti autobiografici, con il racconto del soggiorno in Brasile di Pennac, con la descrizione dei suoi amici (dei suoi sosia?), con riflessioni sulla scrittura e sulla creazione letteraria. Una delle parti più affascinanti del romanzo mi sembra essere tutta la storia del primo sosia di Pereira che si arricchisce di mille altri spunti, di riferimenti e citazioni, in cui si attraversa in poche pagine la storia dell'immaginario contemporaneo con il significato che il cinema e alcune sue figure di riferimento, rese vive e trasformate in creature romanzesche, vengono ad assumere: Chaplin e Valentino, Hollywood e i suoi perversi e affascinanti meccanismi...

Ed ecco infine la più geniale delle trovate letterarie: l'autore si sofferma su di un personaggio secondario e decide di farlo diventare "vero" e di farlo interagire con la sua vita, tanto che il lettore a un certo punto dimentica il punto di partenza e crede nella realtà di quella figura unicamente letteraria.

Così descritto il libro potrebbe apparire intellettualistico o caotico: tutt'altro. Divertente in ogni pagina e coerente con l'assunto di partenza, un Pennac davvero capace di non deludere chi ha sofferto per non avere a disposizione un'altra storia della tribù Malaussène e che anzi apre forse una sua nuova fase narrativa più complessa e ricca della precedente.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Daniel Pennac

1944, Casablanca

Romanziere francese. Figlio di un ufficiale dell'esercito francese, dopo un'infanzia in giro per il mondo, tra Africa, Europa e Asia, si stabilì definitivamente a Parigi.Professore di lettere in un liceo parigino, dopo aver esordito con alcuni romanzi per ragazzi tra cui Abbaiare stanca (1982), L’occhio del lupo (1984) – genere cui ritorna con il ciclo del giovanissimo ispettore Kamo (Kamo. L’agenzia Babele, 1992; Kamo. L’idea del secolo, 1993) – si è conquistato un pubblico di fedelissimi tra i lettori adulti con i romanzi Il paradiso degli orchi (1985) e La fata Carabina (1987) che innestano sulla struttura del romanzo poliziesco una galleria di personaggi bizzarri e uno humour dirompente che sfiora l’assurdo. Le avventure di Benjamin Malaussène,...

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