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Il diavolo tentatore-Il diavolo innamorato
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Il diavolo tentatore-Il diavolo innamorato - Andrea Camilleri,Jacques Cazotte - copertina
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diavolo tentatore-Il diavolo innamorato

Descrizione


«Chiamatemi Bacab. Sono quel lucifugo che si venne a trovare nella mala vintura d'essere divintato, come dice il vostro poeta, "spiacente a Dio e alli nemici sui". Essendo che sono un diavolo, il fatto di spiaciri a Dio per mia è sempre stato un titolo di merito...». (A. Camilleri) «Ingrato, poggia la mano sul cuore che ti adora. Lascia scorrere nelle tue vene un po' di questa fiamma deliziosa di cui ardono le mie; addolcisci, se puoi, il tono della tua voce. Dimmi infine, se ti è possibile, con la stessa tenerezza che io provo per te: "Mio caro Belzebù, ti adoro..."». (J. Cazotte)
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Dettagli

2005
21 febbraio 2005
142 p., Rilegato
9788879899604
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Indice


Le prime frasi del libro:

Andrea Camilleri
Il diavolo che tentò se stesso

Chiamatemi Bacab. Sono quel lucifugo che si venne a trovare nella mala vintura d'essere divintato, come dice il vostro poeta, «spiacente a Dio e alii nemici sui». Essendo che sono un diavolo, il fatto di spiaciri a Dio per mia è sempre stato un titolo di merito, il problema è nato quando sono stato considerato una speci di traditore all'occhi dei me capi, una cosa fitusa da trattare comu 'na pezza da piedi. Ma per fare capire a tutti come andò la faccenda, sono necessitato di spiegare all'omini 'na poco di cose che riguardano l'organizzazione della diavolanza, cose che una volta erano segretissime ma che nell'ultimi tempi sono divintate cognite a porci e a cani sia pirchì parrini e studiosi ci si sono messi di gana a parlarne sia pirchì pillicule ginemato-grafiche, macari con abbondanza di fantasia, hanno trattato, e trattano ancora, l'argomento.
La storia che voi sapete, pirchì accussì vi venne contata, è quella dell'angilo Lucifero che, con altri compagnuzzi so, s'arribella a Dio: sconfitti, l'angili ribelli vengono sprofonnati in uno sdirrupo disagevole detto 'nferno e diventano diavoli, vale a dire che persero, tra le altre cose, la billizza e si cangiarono in mostri scantusi. Da allura in po' 'sti diavoli non fanno altro che tentare l'omini per dannare la loro anima. Ora a mia qua non interessa spiegare 'u pirchì e 'u pircomu st'angili s'arribillarono, se avivano ragione o torto, se fu per una questione che oggi si direbbe sindacale o se tentarono un vero e proprio golpe, a mia qua mi viene di farvi una precisa dimanda. Ma lo sapeti quanti erano l'angili che andarono appresso a Lucifero nella rivolta? Siccome che la storia di 'na guerra la scrive chi vince la guerra, chi parlò di 'sta storia disse che i compagnuzzi di Lucifero erano appena quattro gatti, 'na para d'esaltati che manco capivano le consequenzie di quello che facevano. E pare di stare a leggere i comunicati di una qualsisiasi questura d'oggi quando scrive che i partecipanti a una manifestazione contro il governu erano sì e no cinquantamila mentre invece erano un milione e passa. Né in ciclo né in terra chi comanda ha interesse a dire la verità circa la grandizza di una protesta contro il Potere. Ma andarne a fare la conta. Chi s'attrovò dintra a lo 'nferno doppo la sconfitta? Baci a capo di 66 legioni di diavoli, Agares con 31 legioni, Barba-tos con 30, Eligor con 60, Balam con 40... Non voglio stuffarvi, mi basta dirvi che i capi erano 68 con un totale di 600 legioni. A parte c'erano macari Oze e Murmur che non avevano legioni, ma abbastavano loro dù per fare 'u diavulu a quattro. Pare evidente che si trattò di una faccenda grossa, e grossa assà. Erano una tale caterva, una tale quantità che fece divintare lo 'nferno 'na caserma troppo nica mdove che c'era una confusione, una baraunna che non si capiva cchiù nenti. Allura Lucifero, o Satan, chiamatilo comu vi pare, radunò la cupola, cioè tutti i capi, e doppo accese (è proprio il caso di dirlo) discussioni, arrivarono a concludere che, fermo ristando che lo 'nferno continuava a essere 'na speci di quartier generale, di comanno supremo, tutti gli altri diavoli, ripartiti in sei granni categorie, si sarebbero spartiti 'u munno intero, macari assumendo forme e aspetti diversi da quelli tradizionali, che erano, come tutti sapete, corna, coda, pedi caprino e varbuzza. Le sei categorie nelle quali furono divisi i diavoli si chiamarono: ignea, aerea, terrestre, acquea, sotterranea e lucifuga. Ora bisogna farvi sapire che a questa gran quantità di diavoli che fecero la rivoluzione e che sono tutti ancora vivi e operanti, datesi che sono immortali, col tempo se ne sono aggiunti tantissimi altri, vale a dire tutti i figli nasciuti dall'accoppiamento di una diavolissa con un orno o di un diavolo con una fimmina.

Valutazioni e recensioni

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Pollastro Armida
Recensioni: 4/5

La lettura mi ha deliziata:incantevole la Biondetta settecentesca, che sembra uscita da un Watteau e divertente il diavolo che arriva all'estrema perversione di tentare se stesso.Camilleri si diverte quando scrive, e comunica il suo umore al lettore (anche se - sembra dire - coi tempi che corrono non c'è molto da divertirsi)Lo ammiro e lo ringrazio. Per questo e per altri scritti. Ma lui, che ha creato un Montalbano che ormai vive di vita propria, a chi si assimila? A Lui o a quell'altro? Armida Pollastro

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mimosa fiorita
Recensioni: 2/5

HANNO RAGIONE MAUNAKEA E BENEDETTA, IO SONO LA CLASSICA UTENTE MEDIA LETTRICE DI CAMILLERI E DI ALTRI SCRITTORI, NON SAPEVO CHI ERA CAZOTTE - ORA LO SO - E NON PROVO IL MINIMO INTERESSE PER I RACCONTI DIAVOLESCHI. ERGO IL LIBRO NON MI E' PIACIUTO, QUESTA RIVISITAZIONE SE LA POTEVA RISPARMIARE, E DIRE CHE LIBRI DI CAMILLERI MI ENTUSIASMANO SEMPRE, NON SOLO QUELLI CON MONTALBANO, ORA SONO CURIOSA DI LEGGERE - PENSIONE EVA - GIA' ABBASTANZA PUBBLICIZZATO.

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MaunaKea
Recensioni: 3/5

Bellissima la recensione precedente di Benedetta, che altro aggiungere ? Solo il fatto che questo libro e' il frutto di una non riuscitissima operazione editoriale, oddio, magari economicamente riuscita, ma non certo nella soddisfazione dei lettori. L'intento e' limpido, l'editrice, dispiaciuta dall'assenza di questo scritto di Cazotte in edizione italiana decide che e' venuto il momento di una riedizione, rammenta che Camilleri ne ha fatto cenno in un racconto e lo contatta per un'introduzione; introduzione che si trasforma in un raccontino, e dopo un altro poco di restyling, dalla copertina del libro sembra che ci troviamo di fronte ad un libretto scritto a due mani, da Cazotte e Camilleri. La sostanza invece e' un'altra, quello di Camilleri e' un raccontino che fa da simpatico supporter allo scritto di Cazotte, quindi molti acquisteranno il libro, non avendo manco la piu' pallida idea di chi sia Cazotte e che oltretutto scrive nel 1772. Un utente medio di Camilleri e' davvero difficile possa apprezzare anche Cazotte, non hanno assolutamente nulla in comune. Ergo questo libro puo' piacere, come dice giustamente Benedetta, se si ha un minimo di interesse o di coivolgimento per un racconto sul diavolo scritto all'epoca di Voltaire.

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Recensioni

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La recensione di IBS

Il volume riunisce due racconti, uno di Andrea Camilleri e l'altro di Jacques Cazotte, con lo stesso protagonsta: il diavolo.
Il diavolo che tentò se stesso di Andrea Camilleri, racconta di Bacab, un povero diavolo d'aria, di quella specie che ha per compito di indurre uomini e donne in tentazione carnale, infilandosi in quella parte del corpo umano, mascolino o femminino, che è il «loco del piaciri», in modo da riuscire – «strica oggi, strica dumani» – a innescare amori «pazzi ed esecrabili».Per distinguersi dalla diabolica manovalanza, Bacab accetta un compito impervio: indurre in tentazione niente meno che la pronipote della monaca di Monza… Ma quando, dopo aver «assistito» la procreazione con le dovute diavolerie, ottiene il suo scopo, il nostro diavolaccio viene convocato dal capo, l'arcidiavolo Delamaz, il quale – coda e baffetti d'ordinanza – gli annuncia che l'ha combinata grossa, perché la «parte avversa» si è risentita assai e ne è nato un grosso caso politico. Urge aprire una trattativa con «l'Arcangilo Gabriele».
Il diavolo innamorato, di Jacques Cazotte, è ambientato nella Napoli galante e un po' folle di fine Settecento, dove un giovane spagnolo, capitano delle guardie del re, accetta per scommessa di esibire il proprio coraggio sfidando il diavolo. Evocato, il demonio si materializza sotto le spoglie seducenti di una bellissima giovane donna. Innamorata e tentatrice insieme, la donna-diavolo si lascia prendere dallo slancio naturale della passione, nella quale vuole a tutti i costi attrarre il soldatino. Ma ecco farsi avanti dalla terra di Spagna la cattolicissima madre del capitano: toccherà a lei cercare di sottrarre il figliolo dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice che lo ha stregato.

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Conosci l'autore

Andrea Camilleri

1925, Porto Empedocle (Agrigento)

Nato a Porto Empedocle (Agrigento), Andrea Camilleri ha vissuto per anni a Roma.  Dal 1939 al 1943, dopo un periodo in un collegio da cui viene espulso, studia ad Agrigento al Liceo Classico Empedocle dove ottiene la maturità classica senza dover sostenere l’esame a causa dell’imminente sbarco degli alleati in Sicilia. A giugno inizia, come ricorda lo scrittore, "una sorta di mezzo periplo della Sicilia a piedi o su camion tedeschi e italiani sotto un continuo mitragliamento per cui bisognava gettarsi a terra, sporcarsi di polvere di sangue, di paura".  S’iscrive all’Università (Facoltà di lettere) ma non si laureerà mai. Si iscrive anche al Partito Comunista.Inizia a pubblicare racconti e poesie e vince il Premio...

Jacques Cazotte

(Digione 1719 - Parigi 1792) scrittore francese. Fedele alla monarchia, perì sotto la ghigliottina durante la rivoluzione francese. È autore fra l’altro di piacevoli e bizzarri racconti fantastici a imitazione della novellistica araba: Zampa di gatto (Patte de chat, 1741), Mille e una sciocchezza o racconti per dormire (Mille et une faisades ou contes à dormir, 1742), Continuazione delle «Mille e una notte» (Continuation des «Milles et une nuits», 1788-89). Il suo capolavoro, Il diavolo innamorato (Le diable amoureux, 1772), è un tipico esempio del romanzo «nero» e fantastico che tanto successo avrebbe avuto nel primo romanticismo; esso testimonia, fra l’altro, il gusto di C. per le scienze occulte.

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