Delitto di mezza estate. Le inchieste del commissario Wallander. Vol. 7

Alla vigilia del solstizio d'estate, tre adolescenti in abiti settecenteschi vengono uccisi in un prato svedese isolato. Quando uno dei colleghi più fidati dell'ispettore Kurt Wallander - qualcuno sul cui aiuto sperava di poter contare per risolvere il crimine - viene trovato morto, Wallander sa che gli omicidi sono collegati. Ma con il suo unico indizio, la foto di una donna che nessuno in Svezia sembra conoscere, non riesce a immaginare come. Sconvolto dalla morte di suo padre e di fronte al deterioramento della sua salute, Wallander segue il progresso letale dell'assassino. Bloccato in uno sforzo disperato per catturarlo prima che colpisca di nuovo, Wallander sembra sempre essere solo un passo indietro. Mankell non delude mai. Malgrado questo volume della saga non fosse, secondo me, all'altezza dei precedenti (come La leonessa bianca o La falsa pista), con le inchieste del commissario Wallander si va sempre sul sicuro.

Nel vasto mondo degli scrittori di thriller nordici, Mankell svetta sopra a tutti, senza se e senza ma. Scrittura asciutta e assolutamente coinvolgente, i personaggi (parecchi) sono tutti ben definiti psicologicamente e mai costretti nel ruolo di comparse, al contrario tutti protagonisti a modo loro. Mankell riesce a saltare da una scena all'altra con una semplicità eccezionale e la tensione non si smorza mai. L'intreccio della storia viene a capo con credibilità. Il commissario Wallander è forse la figura immaginaria più interessante del panorama giallista nordico, straordinario nel suo essere assolutamente ordinario, un po' cupo, ma tanto umano.