Cronaca nera

Un episodio di cronaca nera di cui è spettatore casuale a sedici anni ispira Michael Connelly a diventare giornalista. Per una settimana segue la squadra omicidi nell’attività sul campo; di qui la sua decisione di dedicarsi alla letteratura gialla ispirata a personaggi reali, dai poliziotti ai criminali. I delitti certo non mancano: a Fort Lauderdale, Florida, centottantamila abitanti, nel 1987 ci sono stati trentasette omicidi nei primi sei mesi. E’ un regno della mafia, contrastata da poliziotti specializzati in pedinamenti. Il libro riporta articoli di cronaca nera dai giornali di tutti gli Stati Uniti, scollegati fra loro e poco interessanti, in cui Connelly non esprime opinioni personali. Si parla di problemi tecnici, come l’estradizione fra Messico e USA, che non possono certo essere considerati avvincenti. Come nel celebre caso di O. J. Simpson, accade a volte che un imputato accusi la polizia di avere organizzato una messa in scena ai suoi danni. O che gli agenti siano accusati di violenza eccessiva durante una rapina. Forse la legge americana protegge troppo i criminali in tribunale e la polizia ricorre a mezzi radicali x eliminarli. C’è poi una serie disordinata di episodi di cronaca nera, esposti x sommi capi, dalla Florida alla California, da un serial killer di modelle a un bigamo uxoricida. Non è un romanzo, e nemmeno un libro di criminalità vera: i casi sono trattati in modo molto superficiale, quasi accennati, così da non suscitare alcuna partecipazione. Troppe pagine sono dedicate ai dibattimenti in tribunale. Poiché Connelly riporta articoli reali, vi sono ripetizioni, utili sul giornale ma superflue in un libro. Non capisco lo scopo di questo volume, a parte quello commerciale, poiché non è approfondito nessun caso: per leggere vecchi articoli basta consultare gli archivi di un giornale. Ritagli di trent’anni fa sono però di una noia mortale. E’ uno dei libri più assurdi che abbia letto, x fortuna senza comprarlo.