Costa sottovento. Le avventure di Aubrey e Maturin

Nel secondo libro della serie, il capitano Aubrey e il dottor Maturin passano l'inverno in un cottage in affitto in campagna e hanno il piacere di conoscere due donne di cui si innamoreranno: una dolce ma senza spina dorsale, l'altra piena di vita ma falsa, narcisista e manipolatrice. Proprio sul più bello, la sorte di fa avversa per il capitano, che deve lasciare la campagna per correre ai ripari, mentre Maturin viaggia in solitaria per missioni di tutt'altro genere. Come nel primo romanzo, O'Brian è puntiglioso all'estremo sulle manovre navali (tranne per l'ultima azione, frettolosa e senza dettagli), ma non lo è altrettanto con il resto della storia: tende a non descrivere quello che succede, ma solo le sue conseguenze, e questo rende il racconto a volte nebuloso e poco diretto. Però viene dato più spazio alla vita interiore e al carattere dei personaggi, soprattutto di Maturin, con le sue infinite elucubrazioni a metà strada tra la depressione e la filosofia. Tutto sommato, mi è piaciuto di più rispetto al primo.

È dura la vita di un capitano senza nave e ridotto sul lastrico, inseguito dai creditori. Al punto da accettare di buon grado il comando di una nave nota come "lo sbaglio del carpentiere" e stare agli ordini di un ammiraglio ostile (d'altra parte "se si fornisce un uomo di corna, è possibile che c'incorni"). Bel romanzo di 'cappa e spada sul mare', ho apprezzato meno le parti dedicate alle avventure a terra.