Il contrario di padre

Una donna contatta Giuliano, per comunicargli la morte del padre, che lui non vede dal 1977. L'ultima volta lo ha riaccompagnato da sua madre dopo una vacanza pazzesca, in cui sono state infrante decine di regole, violati confini inviolabili e sconfitti schemi e paure. Come quella di lanciarsi nel vuoto tuffandosi in mare, togliersi le scarpe per buttarsi tra le onde, dire bugie, mangiare cose sbagliate, non avere orari, assistere a situazioni al limite della legalità facendo finta che non sia accaduto nulla. E' iniziata dopo la fine della scuola, quando quel padre con camicia hawaiana e sorriso da farabutto va a prenderlo e lo porta con sè al mare, con una fidanzata che sa di "limone fritto", un'auto Giulia che spinge a tavoletta, notti passate a giocare a poker e giorni vissuti pericolosamente in attività non meglio precisate ma che di certo non suonano lecite, una vacanza bellissima e pazza, lontana da una madre che lo mantiene cucendo e un nonno partigiano che non ricorda più nulla. Geremia non è un padre, anzi è proprio il "contrario di padre", e questo controsenso Giuliano lo racconta a Carla, la donna che gli ha vissuto accanto fino alla morte, lo racconta con le parole di un bambino e con quelle di un uomo che non ha mai visto suo padre da vecchio, fino a quel tuffo nella schiuma del mare e ad un "ci vediamo presto" che è diventato un addio. Proposto per il premio Strega, non è rientrato nella dozzina dei semifinalisti e mi dispiace, perchè è fresco di mare, caldo d'estate, ozioso come luglio, pieno delle domande di un bambino e dell'inquietudine di un uomo. Di cose che si ricordano in un modo, ma poi forse erano in un altro.