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Cicisbei. Morale privata e identità nazionale in Italia - Roberto Bizzocchi - copertina
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Cicisbei. Morale privata e identità nazionale in Italia
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Cicisbei. Morale privata e identità nazionale in Italia - Roberto Bizzocchi - copertina

Descrizione


"Cicisbeo: il cavalier servente al quale spettava di tenere compagnia alla dama, con l'assenso del marito, di seguirla e aiutarla in tutti i suoi atti." Questa la definizione tratta da uno dei principali dizionari della lingua italiana. Il temine "cicisbeo" sta dunque a indicare un uomo che, nel Settecento, viveva al fianco della moglie di un altro, in un triangolo ufficializzato dal riconoscimento pubblico della società. Se l'usanza è insolita e decisamente curiosa ai nostri occhi, abituati a considerare il matrimonio come un patto esclusivo fra due persone basato su amore e fedeltà, era però comunemente praticata nel corso della cosiddetta'età dei Lumi, tanto da essere stata rappresentata, interpretata o stigmatizzata da diversi artisti dell'epoca. Dal "giovin signore" di Parini alle commedie di Goldoni, dal diario giovanile dell'improbabile cicisbeo Vittorio Alfieri ai dipinti del Tiepolo, tutte le testimonianze - benché in disaccordo sul giudizio morale si trovano concordi nel descrivere il cicisbeo come il fedele e (soprattutto) onnipresente accompagnatore delle dame sposate della buona società italiana settecentesca.
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Dettagli

2
2008
15 maggio 2008
361 p., ill. , Brossura
9788842086444

Voce della critica

Da bambino, in casa, sentivo usare ancora la parola "cicisbeo" con un tono di indulgente riprovazione e nel senso di un innocuo cascamorto e perdigiorno. Non sospettavo, né lo feci più tardi, la ricchezza di significati e ruoli che quella parola si portava dentro. L'eccellente libro di Roberto Bizzocchi raccoglie ora un bel materiale di archivio, carte e lettere familiari, testimonianze – un po' astiose – di viaggiatori o residenti stranieri, ricorda grandi testi letterari (Verri, Alfieri, Beccaria, Parini, Goldoni) e allinea analisi e interpretazioni storiografiche (a partire dal fondamentale Sismondi e la sua Histoire des Républiques italiennes du moyen âge) per identificare, descrivere, interpretare e valutare la figura del cicisbeo, semplice e sfuggente allo stesso tempo.
Sullo sfondo c'è la Francia che inventò e promulgò la galanteria come stile di vita e nodo sociale di relazioni e legami, che trasformò i suoi guerrieri in cortigiani, e quindi il romanzo di avventure in roman d'analyse e gli spazi aperti delle peripezie negli spazi chiusi della mondanità. Mondanità che ebbe un compito civilizzante (Norbert Elias dixit), prendendo le forme della sociabilité e della conversation. Il contratto mondano (così formulabile: mettiamo in comune, e al meglio, le risorse del nostro esprit, il nostro tempo e il talento discorsivo per godere di tutti i piaceri della vita associata che non è pubblica né intima, ma sociale, appunto) fu redatto, perfezionato ed esteso al viaggio (vedasi il Grand tour) e all'educazione (vedasi lord Chesterfield), alla corrispondenza e all'erotismo (vedasi Crébillon e i suoi romanzi), al divertimento e alla pittura (vedasi Fragonard o Boucher), all'arredamento (vedasi Bastide) e all'abbigliamento, dalle grandi e meno grandi salonnières di Parigi. Dava il tono al secolo e nutriva il savoir-vivre; la storia della vita privata incominciava a essere una storia femminile.
Questo grande rimaneggiamento ideologico provocò un alleggerimento degli obblighi sociali ed etici, e una crescente libertà e fantasia nei costumi galanti ed erotici dell'upper class, sachant réunir tous les goûts. Questa felicità mondana fu il principale motivo di vituperio per confessori, moralisti e rousseauiani, e fornì materia e miti alle ricostruzioni ottocentesche del Settecento.
Le figure sociali modellate dalla nuova sensibilità sono varie e dissimili: dal vecchio roué, in declino ma non scomparso, al petit-maître, al libertino di tonalità varia (dal cerebrale al criminale), all'avventuriero d'alcova all'attentif: un accompagnatore premuroso, un servente zelante, un corteggiatore discreto, un amante in pectore, una recluta della galanteria con speranze di avanzamento.
E il cicisbeo? È un'invenzione italiana, mal vista dagli stranieri e giudicata sintomo di costumi rilassati e di virilità perduta a causa della maritale tolleranza, segnale di un più vasto decadimento morale a causa del triangolo coniugale incoraggiato più che tollerato, e di cattivo auspicio per l'avvenire nazionale (è il prodotto di un peuple stupide, dice Montesquieu). Questo, in breve, è il giudizio sul cicisbeo, e non già il suo ritratto.
Denigrato, paragonato al ci-ci dei passerini, in fantasiose etimologie, deprecato dai gesuiti, pur non ignari di mondanità, satireggiato da Parini, vituperato da Muratori, "discacciato" o "sconsolato" nelle commedie, trattato con diffidenza da Goldoni, il cicisbeo si diffonde per tutta l'Italia, diventa istituzionale, adempie alle sue funzioni e si preserva fino al crollo dell'ancien régime.
La domanda romanzesca che riguarda il cicisbeo la formulerei così: che cosa può fare, nell'Italia del Settecento, un maschio giovane, celibe, nobile, alquanto inoperoso (anche se abate o cavaliere di Malta), non primogenito, sostenuto da un appannaggio familiare, tenuto a stare nel "mondo" con decoro ma come un'eterna comparsa? Non rischierà di scivolare verso il demi-monde (o, addirittura, la lie du peuple) incanagliandosi in taverne, bische e luoghi venerei? Lo chevalier des Grieux, in Manon Lescaut, ne è un lacrimevole esempio. La nuova socialità importata dalla Francia, ma mitigata dal maggior rispetto italiano per le bienséances donnesche, e l'antico sistema delle alleanze familiari, nell'aristocrazia, per via di apparentamenti o prolungate consuetudini, forniscono valide ragioni e utili funzioni all'apparire del cicisbeo sulla scena del divertissement cittadino.
La sregolatezza parigina non ha corso in un'Italia ancora devota, e il cicisbeo, accompagnando dovunque la donna sposata ad altro, svolge una funzione di controllo (apparente?) sui suoi comportamenti e in veste di marito "diurno" le porta in dote le proprie parentele.
La domanda pettegola per la quale non c'è risposta è la seguente: questa art de plaire et de jouir (della vita) eufemizza e include le physique de l'amour, oppure no? Tra familiarità e rispetto, la "nobile servitù" del cicisbeo circuirà l'eros? Che ne sarà del cicisbeo innamorato? Il patto di rispettosa discrezione sottoscritto dal servente consentirà l'effusione delle pene d'amore e dei sensi? La dimestichezza tra due persone eccita il desiderio e lo attenua, alternativamente; il desiderio sceglie e si accende lì dove vede e incontra, ma la consuetudine lo usura; e ciò accade con prevedibile regolarità anche nelle coppie cicisbeali.
Lucien Leuwen, il personaggio di Stendhal, monologando sul clima amoroso dei propri tempi – è il regno di Luigi Filippo – così geme: sotto Luigi XIV sarei stato galante e amabile con questa dama e con quella, ora in questo serioso secolo XIX sono piattamente sentimentale!
Questo è il tema dell'ultimo bel capitolo del libro di Bizzocchi, I cicisbei al bando. La gravità sentimentale un modello nuovo di matrimonio, le estasi domestiche à la Rousseau, l'impetuoso amor romantico, l'adulterio come colpa e non più à la mode, la virtù femminile trasfigurata in virtù politica e patriottica, tutta la nuova austerità ideologica seguita al gran rivolgimento della Rivoluzione cospirò per diffamare, deridere e estinguere il cicisbeo e la sua (ipotetica) disinvoltura erotica. Rimane di lui un ricordo non sgradevole, delle stupende scene di pittura, qualche commedia prudente e penetrante, e un uso raro e riduttivo della parola che lo designa. Giuseppe Merlino

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Roberto Bizzocchi

Roberto Bizzocchi è un docente di Storia moderna dell’Università di Pisa, specializzato sui rapporti Stato-Chiesa tra il medioevo e l’età moderna, sulla storia della cultura storica nell’età moderna e sulla storia della famiglia e dei rapporti di genere. Si è laureato alla Scuola Normale di Pisa nel 1975 ed è poi stato ricercatore e borsista al Warburg Institute di Londra e all'Ecole française di Roma. Dal 1995 al 2004 è stato membro della redazione della rivista “Storica”, per poi entrare nel comitato di redazione del periodico “Quaderni storici”. Come autore ha scritto, tra l’altro, Genealogie incredibili. Scritti di storia nell’Europa moderna (Il Mulino, 1995), In famiglia. Storie...

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