La chiave di Sarah

Sarah Starzynski è una bambina di dieci anni e vive a Parigi, nel Marais, con i genitori e l'adorato fratellino Michael. La sua vita scorre come quella di una normale bambina della sua età, Ma in un'afosa mattina di luglio 1942, la polizia irrompe nella sua vita per un rastrellamento: la famiglia Starzynski è infatti ebrea. Per proteggere il fratello, Sarah lo nasconde in un armadio segreto, facendosi promettere di non uscire finchè lei non ritorna. Li attendono giorni disumani al Vel D'Hiv, il velodromo, che da luogo di gioia sportiva si trasforma in un strumento di tortura, prima di essere smistati in un campo di transito (e in seguito, nei campi di sterminio). Ai giorni nostri, Julia Jarmond è una giornalista americana trapiantata a Parigi, e la sua storia incrocia quella di Sarah quasi per caso: suo marito Bertrand ha ereditato l'appartamento di suo padre, lo stesso appartamento occupato, durante la guerra, dalla famiglia di Sarah. Essendosi occupata del rastrellamento parigino in precedenza, Julia decide di indagare più a fondo, riportando a galla il destino di Sarah dopo la fuga dal campo di transito, ricostruendone la vita e narrando approfonditamente dal punto di vista di Sarah una vicenda tenuta all'oscuro anche dai libri di storia.

Intenso, commovente, una volta iniziato difficile staccarsi dalle pagine della triste storia della piccola Sarah...letto d'un fiato!

Nelle storie ambientate su due piani temporali, quasi sempre la parte ambientata nel passato riesce a coinvolgermi molto di più ed è andata così anche nel caso di questo romanzo. L'argomento che tratta è ovviamente doloroso ma anche importante dal punto di vista del ricordo, dato che il rastrellamento del Vel d'Hiv è sconosciuto ai più. La narrazione è scorrevole, però da quando la parte ambientata nel passato si interrompe indubbiamente il romanzo perde molto del suo appeal. È comunque una lettura che consiglio perché non nascondo che in alcuni punti mi ha letteralmente rapita.