Caravaggio e Vermeer. L'ombra e la luce

Due artisti agli antipodi, due vite lontane eppure accomunate da un incredibile senso per la luce. Da un lato Caravaggio, maestro inarrivabile nella capacità di far emergere corpi dalle ombre, pittore di santi e Madonne che aveva prostitute e poveracci per modelli; dall'altro Vermeer, cesellatore di piccoli capolavori di vita domestica, indagatore dell'animo umano. Strinati mette di fronte questi due giganti dell'arte e ne tratteggia il ruolo nel loro tempo e per le generazioni future. Un saggio di sicuro interesse per gli appassionati.

Un titolo che recita “Caravaggio Vermeer l’ombra e la luce “ induce chi acquista il libro a ritenere che il tema centrale dell’opera sia il modo in cui i due grandi artisti hanno interpretato e dipinto la luce (e l’ombra) e, più in generale, la loro tecnica pittorica attraverso la descrizione dei quadri di cui sono stati autori. Invece, dopo un bellissimo capitolo introduttivo, in cui Strinati, con una prosa raffinata e incisiva, coglie l’essenza dei diversi modi di dipingere dei due artisti e del messaggio che hanno lasciato ai posteri, l’analisi devia sugli ambienti culturali e sociali in cui Caravaggio e Vermeer hanno operato, sui maestri che hanno avuto, sulle rispettive vicissitudini personali, sull’atteggiamento della critica nei loro confronti e anche su quello di colleghi e concorrenti, con continue digressioni su temi secondari. L’analisi pittorica sparisce quasi totalmente e i dipinti (o meglio solo pochi di essi e con una ripetitività per Caravaggio quasi sconcertante) sono più citati che descritti. Ho trovato comunque utile la lettura perché mi ha fatto scoprire bellissime opere di cosiddetti “minori” che gravitavano nell’ambiente dei due “maggiori” e che non conoscevo.

Le orme sulla spiaggia.Incancellabili.Sono quelle di Caravaggio che,in un percorso tortuoso e solingo,ci conduce nella storia controversa della pittura.Un rivoluzionario Caravaggio come non fu Vermeer,uomo solido e gentile "educato e civilissimo"che ha esercitato la sua attività "nel più alto rispetto delle qualità morali e sociali della persona ".Dalle sue tele si effonde una luminosità karmica,tipica dell'Oriente che dominava a Delft,ma anche nelle Fiandre grazie alla Compagnia delle Indie.Caravaggio,invece,contrappone il colore al disegno perché "il colore ci fa vedere la luce e ci immerge nell'ombra".I due non si conoscevano,ma nel libro si parla di caravaggismo fiammingo che avrebbe consolidato quell'alchimia tra scuola italiana e fiamminga,noti infatti sono i soggiorni romani di molti pittori di Utrecht,"nessuno dei quali conobbe personalmente Caravaggio,pur assimilandone potentemente la maniera.Caravaggio,invece,affonda le sue radici in Leonardo "ci ha pensato Caravaggio a fare alcune opere di Leonardo perdute",come si legge nel trattato del Vasari e come commenta Strinati "sono i quadri di Leonardo quelli che il Merisi dipinge,ma sono immaginati perché gli originali di Leonardo non esistono più se non nel racconto di un libro ".La prosa di Strinati si fa secca e paratattica nella seconda parte dell'ultimo capitolo,dopo aver parlato sinteticamente dei falsari storici dei due grandi,Bartolomeo Manfredi e Van Meegeren.Il primo è il fautore della 《manfrediana  methodus》e fu l'unico imitatore di Caravaggio a Roma,era colui che faceva credere ai giovani artisti tesi a familiarizzare con lo stile caravaggesco,che Caravaggio avesse dipinto "proprio in quel modo...che fosse il pittore dei bassifondi,degli oscuri e affascinanti misteri di Roma".Il secondo,invece, falsario di Vermeer durante il Terzo Reich emulò il maestro "con un profondo senso morale ed estetico ".E il lettore si affaccia dal tempio della pittura,scorge la bellezza e la osserva,illuminato.