Il bosco di là

Sulla copertina è rappresentata una quercia e leggendo si scopre come proprio una quercia è in un certo qual modo coinvolta nelle vicende narrate nel libro. La prosa è molto poetica per una storia quasi dal sapore di fiaba moderna, molto triste e malinconica. L'autore ha scelto di usare un periodare piuttosto lungo, che conferisce un sentore di "antichità" alla narrazione. Consiglio la lettura.

La scrittura di Marone è allo stesso tempo leggera e profonda, semplice e aulica. A tratti poetica, arriva alle corde dell'anima. Il romanzo è la storia di Mattueccia, una vita da partigiana a combattere contro tutto, che si ritira in un bosco, misterioso e favolistico. Ritornerà a far visita al paese, nella società, solo per il funerale della sua migliore amica. Una storia che tratta i temi della violenza degli uomini (dei Nazzisti durante la guerra), della fuga dal mondo, della vita in solitudine, ma che apre gli occhi del cuore a vedere nella natura una vita di comunione di cui gli uomini hanno perso la memoria e per questo non la capiscono ne condividono. Matteuccia tornerà nel suo bosco perché là c'è la sua vita, quella vera, quella delle cose che contano e che restano per sempre.

E' ben inventato, ma è troppo di inventato, non tanto per la storia, ma per la quantità di pensieri, profumi, vento, querce, dolore e così via che Marone pensa che Matteuccia provi. L'ho trovato esagerato. Meglio tornare ai quartieri napoletani.