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Biblioteca laica. Il pensiero libero dell'Italia moderna - copertina
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Biblioteca laica. Il pensiero libero dell'Italia moderna

Descrizione


"Chi proibisce ai cristiani lo studio della filosofia e delle scienze proibisce loro anche di essere cristiani." Così scriveva Tommaso Campanella, nell'Apologia di Galileo del 1616, in difesa del principio della libertas philosophandi, predicato specifico e irrinunciabile dell'indagine umana cui non sfuggono né la natura né la religione. E solo un esempio del significato e del valore di quella cultura italiana nella quale si è raccolto quanto di meglio la nostra storia ha generato lungo i secoli moderni. Cultura laica - da non confondere con anticlericale, come spesso è accaduto - nella quale si è espressa una vera e propria concezione del sapere. "Se si vanno a leggere i capisaldi della cultura laica, ci imbattiamo in concetti decisivi come legge, conflitto, eguaglianza, dissimulazione, bisogno, libertà di stampa, opinione pubblica, fino all'argomentazione del rifiuto della tortura e della pena di morte. Princìpi, ieri come oggi, di una sapienza che in Italia ha trovato uno dei suoi luoghi di nascita e di maggiore sviluppo." Una sapienza mondana e civile, che appare in modo luminoso nei testi qui raccolti - da Leon Battista Alberti a Camillo Benso di Cavour, passando, tra gli altri, per Giordano Bruno, Machiavelli, Leopardi, Manzoni - i quali, organizzati tematicamente, affrontano argomenti come la condizione umana, la nascita (e la morte) delle religioni, la loro funzione civile, la critica della Chiesa di Roma e del cristianesimo, la teorizzazione della "libera Chiesa in libero Stato".
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Dettagli

2008
1 gennaio 2008
XII-595 p., Rilegato
9788842087922

Voce della critica

Costruita su un problema storico apparentemente non originale (origini, articolazioni e influenze della cultura laica italiana), l'antologia di testi curata da Michele Ciliberto ricava un peculiare interesse dalla sua ispirazione di fondo e dalla documentazione che offre. Avere inteso ripercorrere le premesse intellettuali e morali su cui si è fondata una società laica, in grado di riconoscere le robuste radici teoriche della sua identità e di mettere a fuoco una comune storia civile, è sicuramente un'operazione di alto profilo, tanto più in un momento come l'attuale in cui la fierezza laica sembra timida nel ribadire anche le sue più moderate e meditate ragioni.
Il progetto assume ulteriore rilevanza in quanto percorre un lungo tracciato che muove dall'Umanesimo per sfociare nello stato unitario, documentando tante e tanto differenti voci di una storia dalle mille sfaccettature come quella che si raccoglie sotto il titolo della cultura laica in Italia. Al tempo stesso, tale tradizione vive di un respiro più largo. L'apporto italiano a una cultura compiutamente laicizzata si colloca nel quadro dei grandi movimenti intellettuali europei, dall'Umanesimo di Alberti, Valla e Pomponazzi, alla cultura cinquecentesca di Machiavelli e Guicciardini, dal pensiero radicale di Bruno e di Sarpi, alle voci più moderate del Settecento napoletano (Genovesi), dalla cultura laica settecentesca di Giannone, Vico, Verri, a quella risorgimentale di Mazzini e Cattaneo, per chiudere con i tre discorsi su Roma capitale pronunciati al parlamento da Cavour tra il marzo e l'aprile 1861: discorsi, questi, che merita rileggere se non altro per avvertire l'afflato teorico e la visione prospettica di quei governanti della Destra storica.
La nutrita e attenta selezione di testi lascia ovviamente sfuggire dalle sue maglie altre voci (in particolare tra i riformatori religiosi del Cinquecento e gli illuministi del Settecento) che avrebbero ulteriormente corroborato questa già prestigiosa galleria, segno questo di una ricchezza che non facilmente si lascia imprigionare in un'antologia, per quanto ricca e ampia. Intorno a nuclei tematici che riflettono i diversi terreni di una lunga storia di contrasti per affermare i valori del libero pensiero, della tolleranza, della critica razionale alla dimensione autoritaria delle confessioni, della morale senza chiese, per ridurre i tanti poteri di quella monarchia pontificia che sembrava essersi adattata a convivere con lo stato laico, per superare l'idea della religione come instrumentum regni, Michele Ciliberto ha selezionato un materiale che consegna risultati preziosi, tali da suggerire rivisitazioni e riletture, scoperte e conferme, e da comprovare come intorno al problema storico della cultura laica in Italia si condensino da tempo forti interessi di studio, ai quali tuttavia non seguono sensibili trasferimenti nei circuiti della comunicazione sociale.
Dino Carpanetto

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