Le api d'inverno

La figura dell'imperfetto ed egoista protagonista è sconfortante; l'intreccio è cinematografico ma incompiuto. Sicuramente istruttivo per chi volesse allevare api.

Un po' di apicoltura, un po' di provincia tedesca nazista, qualche pagina fuori contesto sul viaggio dei resti mortali di Cusano. Sembrano appunti appena abbozzati, e di una vaga, debole continuità, che avrebbero anche potuto essere un buon romanzo. Mi chiedo, con sincera curiosità, quali editor scelgano di tradurre libri così men che mediocri.

Le api non sembrano infastidite dal rumore dei bombardieri che arrivano da ovest e che rosseggiano l’orizzonte, vivono in un altro mondo, in apparenza pacifico, la guerra pare non le riguardi. Tornano dai loro voli di raccolta, di vita, incipriate dai prati e, laboriose, operano come se sapessero che su di loro incombe la dura prova del freddo. Mentre gli aerei alleati percorrono i cieli a ritroso con le stive vuote dopo aver sganciato il loro carico di morte sulle città nemiche tedesche, anche per fiaccare l’orgoglio nell’ultima fase della guerra. Entrambi gli sciami solcano queste pagine appena edite da Neri Pozza, il primo per organizzare il proprio inverno, il secondo per scacciare l’inverno del mondo. Il regno delle api rinasce ad ogni stagione, quello millenario del Reich cade a pezzi. Intanto c’è un uomo solo, solo con la sua malattia che lo ha privato del lavoro di creare teste pensanti; solo con le sue api, le sue impiegate, ereditate dagli avi, che gli permettono di vivere ai margini, ma pur sempre di vivere. Solo con i suoi amori fugaci che fanno sentire ancora fuco mentre il regime lo considera un indesiderato; solo con i suoi libri in quella biblioteca che nessuno frequenta ma dove in una scansia dimenticata trova le istruzioni per far sciamare oltre confine, con un sistema ingegnoso, gli ultimi ebrei non ancora rastrellati; solo con le pagine vergate rapide, lapidarie, del suo diario, nascosto nel doppio fondo delle sue arnie, perché sopravvive chi ha imparato a vivere in segreto, nell’oscurità. E' un diario che scivola nella pelle di chi scrive e negli occhi di chi legge nel raccontare quel freddo 1944 dalla prospettiva non di un eroe ma di un uomo che fa del bene per procurarsi farmaci, che vede nelle api d’inverno la radiografia del presente e il messaggio per il futuro, dalla costrizione all’anelata libertà che coglie la bellezza del mondo, lontano dal buio delle arnie e della storia. Mio instagram libroso: claudio_musso