L’angolo felice

Pubblicato con il titolo di "The Jolly Corner" è stato tradotto con diversi titoli e pubblicato qui in Italia singolarmente (ad esempio nell'edizione che sto recensendo) o in antologie e raccolte. Nel testo il protagonista cinquantaseinne, Spencer Brydon, rientra negli Stati Uniti, dopo ventitrè anni trascorsi in Europa. Facile cogliere quindi fin dall'inizio una analogia con la biografia dell'autore che tanti anni della sua vita aveva trascorso in Europa, facendo del contrasto America- Europa uno dei temi principali della sua opera e che aveva fatto rientro negli Stati Uniti proprio nei primi anni del Novecento, dopo venti anni di assenza. Tema del racconto, a mio avviso molto affascinante, è il "come sarebbe potuto essere", cosa sarebbe accaduto, "chi"sarebbe divenuto il protagonista se, invece di abbandonare il suo paese natale, fosse rimasto lì, vivendo una vita ed esperienze totalmente diverse. "Cosa sarebbe stato di me, cosa avrebbe fatto di me questa città?" si chiede infatti Spencer al suo ritorno a New York. Una domanda che forse molti di noi, soprattutto quelli non più giovanissimi come la sottoscritta ;) , si saranno posti almeno una volta nella vita, ad un certo punto della propria esistenza. "L'angolo felice" è la casa dell'infanzia, che il protagonista decide di consersare vuota ed intatta, al contrario dell'altra casa di sua proprietà, che Spencer ha invece deciso di ristrutturare per farne appartamenti ed investire in campo immobiliare. Ho trovato molto intense le pagine di questo racconto, dense delle emozioni del protagonista che vagando di notte nella casa vuota, popolata di ricordi e delle "ceneri impalpabili della propria giovinezza lontana, volteggianti nell'aria, come microscopoci granelli di polvere", si ritrova faccia a faccia con l'altro se stesso, con l'uomo che sarebbe potuto essere. Un piccolo gioiello, un racconto che pur nella sua brevità si presta ad approfondimenti, riflessioni e diversi piani di lettura .