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I deipnosofisti. I dotti a banchetto - Ateneo Naucratita - copertina
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I deipnosofisti. I dotti a banchetto
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I deipnosofisti. I dotti a banchetto - Ateneo Naucratita - copertina
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Descrizione


Prima traduzione italiana integrale dell’opera di Ateno, composta sullo scorcio del II sec. I Deipnosofisti o “Dotti a banchetto”, rappresentano il punto d’arrivo di una tradizione letteraria che nel Simposio di Platone vanta il suo modello insigne. Nei 15 libri dell’opera, Ateneo riferisce a un amico le conversazioni che hanno avuto luogo, nel corso di un ipotetico convito, tra una trentina di commensali, dotti rappresentanti dei diù disparati rami del sapere. Di qui un caleidoscopio di notizie, aneddoti, curiosità di ogni genere e oltre 1200 citazioni di autori antichi, che fanno dell’opera una “summa” dell’erudizione tardo-ellenistica e imperiale. Arrichisce l’edizione, un vasto apparato di note e un ampio corredo iconografico che per la prima volta illustra, con documenti preziosi e rari dell’arte antica, molti aspetti particolari dell’opera. L’edizione è inoltre corredata di un’ampia Introduzione, un’esaustiva bibliografia e di Indici dei nomi e delle cose notevoli. Il testo greco originale è stampato separatamente nel volume IV.

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Dettagli

2001
1 dicembre 2001
4 voll., 2952 p., ill.
9788884023551

Valutazioni e recensioni

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C. Robotis
Recensioni: 1/5

Sono grato a Canfora che la Biblioteca di Fozio l'ha affidata alle cure delle Edizioni della Normale. Un'edizione eccezionale, un lunghissimo lavoro di più di venti studiosi, un volumone imponente, per 120 €. Secondo me, 750 € è un prezzo assolutamente inaccettabile. Una stella per il prezzo.

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septimius
Recensioni: 5/5

Il commento è molto ben fatto e accattivante, l'opera è assolutamente interessante e da leggere, ma quale categoria normale di studioso con famiglia e spese ordinarie potrebbe permettersi di spendere la cifra di 750€ per Ateneo di Naucrati? Purtroppo, maiora premunt... Spero che la Salerno provveda a un'edizione "economica".

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And.
Recensioni: 1/5

Capisco tutto, capisco l'edizione di pregio, il lavoro più che decennale...ma 750€ sono inacessibili per un curiosissimo studente quale sono. Un'altra edizione costa 1'700 e passa. Spero in una versione un po' più economica in futuro....

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Voce della critica

Il banchetto più famoso del mondo antico è senz'altro il Simposio di Platone, la dotta conversazione ambientata nella casa del giovane poeta tragico Agatone e collocata nella primavera del 416 a.C., che vede personaggi come Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Alcibiade e lo stesso Agatone discutere assieme a Socrate sulle caratteristiche dell'amore. Meno noto di quello platonico (ma più scanzonato e divertente) è il Simposio di Senofonte, che vede un Socrate meno filosofo e più cialtrone allietare la compagnia radunata dal ricchissimo Callia con disquisizioni poco serie sulla cipolla, sulle donne, sulla bellezza, sul vino e - di nuovo - sull'amore. Ancora più sconosciuto (almeno al grande pubblico) di quello senofonteo è il monumentale banchetto di sapienti composto dall'erudito egiziano Ateneo di Naucrati nel II secolo d.C. - e che pure è infinitamente più prezioso per la nostra conoscenza della letteratura greca. Vediamo perché.

I deipnosofisti sono il fedele resoconto delle conversazioni tenute durante il pantagruelico banchetto offerto dal ricco romano Larense verso la seconda metà del II secolo d.C., durante il regno dell'imperatore Marco Aurelio. Tra gli invitati del padrone di casa sono rappresentate numerose categorie di "sapienti": si va dai giuristi (se il simposiarca Ulpiano di Tiro va identificato con il celebre giureconsulto) ai medici (oltre a Galeno, ci sono anche Dionisocle, Dafno di Efeso e Rufino di Nicea), dai filosofi ai filologi, dai grammatici ai lessicografi ai letterati in genere (tra i quali spicca il vecchio tessalo Mirtilo, loquace figlio di un ciabattino).

Tra i temi dominanti dei lieti conversari spiccano naturalmente quelli legati al cibo, in tutte le sue forme: se i primi due libri (purtroppo perduti nella loro forma originale e conservati solo grazie ad alcuni "riassunti") parlavano soprattutto del vino, gli altri sono via via dedicati alla carne, al pesce, alle verdure, ai dolci, ai piatti di portata, alle coppe, alle corone. Tutto ciò che ruotava intorno al pranzo vero e proprio (ma soprattutto intorno a quello che era il momento culminante di ogni riunione conviviale, il simposio) è oggetto di discussione animata e vivace: dai passatempi con i quali si dilettavano i convitati (il misterioso gioco del cottabo nelle sue molteplici varianti, oppure gli indovinelli) ai canti che venivano intonati al suono del flauto o della cetra (i cosiddetti "scolii"), dalla facile ironia sulla morigeratezza degli astemi (l'oratore Demostene) alla celebrazione dei grandi bevitori (Alessandro Magno e suo padre Filippo), dagli aneddoti che esaltavano le prestazioni delle più famose cortigiane del mondo antico (Frine, Laide, Gnatena) ai trucchi più improbabili per prevenire l'ubriachezza (le sorprendenti virtù del cavolo), passando attraverso l'accesa discussione su quale fosse la ricetta migliore per cucinare la zuppa di lenticchie oppure su quale fosse la miscela perfetta fra il vino e l'acqua.

Caratteristica comune a tutti i partecipanti, oltre all'incredibile verbosità (la descrizione di questo pranzo interminabile dura quindici libri), è l'estrema competenza: ogni singola affermazione è confermata da una o più citazioni di autori antichi che, con il prestigio dovuto alla loro autorità, garantiscono la validità dell'affermazione stessa. Ed è proprio in questo che consiste il pregio inestimabile del monumentale lavoro di Ateneo per tutti coloro (siano essi studiosi oppure semplici curiosi) che sono interessati al mondo classico: tantissime opere di autori che non hanno avuto la fortuna di essere state tramandate dai manoscritti medievali sopravvivono - sotto forma di frammenti più o meno ampi - grazie alle citazioni con le quali questi "dotti a banchetto" puntellano le loro discussioni.

Alcuni dei versi più famosi di Alceo, per esempio, li conosciamo proprio grazie ad Ateneo: senza la citazione che ne fa il filosofo Democrito di Nicomedia, "il più devoto servitore delle Muse", non ci sarebbe pervenuto lo splendido frammento nel quale Alceo esorta l'amico Bicchide a non abbandonare il suo cuore alle sventure e gli ricorda che per dimenticare le sofferenze c'è un sola medicina, la migliore di tutte, il vino; allo stesso modo, senza Ateneo, ignoreremmo il celebre incitamento rivolto da Alceo ai suoi compagni di eteria ("Ora bisogna ubriacarsi e bere a viva forza, poiché è morto Mirsilo"), imitato da Orazio nel suo altrettanto celebre Nunc est bibendum intonato per la morte di Cleopatra. E lo stesso vale per altri generi letterari: i poeti comici come Cratino, Eupoli, Ferecrate, Eubulo, Alessi, Antifane, Filemone e Difilo sarebbero per noi vuoti nomi privi di contenuto se non ci fossero le centinaia e centinaia di versi salvati dai Deipnosofisti.

Per tutte queste ragioni, quindi, altamente meritoria appare la recente scommessa della Salerno, casa editrice non nuova ad affrontare imprese ardite: l'edizione in quattro splendidi volumi uscita nello scorso dicembre è non soltanto la prima traduzione integrale in lingua italiana dei Dotti a banchetto, ma anche la prima edizione moderna commentata, un unicum che non ha paragoni nel nostro secolo. Progettata da Luciano Canfora e portata a compimento da un'agguerrita schiera di classicisti in dodici anni di duro lavoro, corredata di utili indici ed elegantissime illustrazioni, quest'opera prestigiosa è preceduta da un saggio esemplare di Christian Jacob che fornisce al lettore il filo di Arianna necessario per uscire indenne dal formidabile labirinto costruito da Ateneo.

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