Un altro mondo

Meraviglioso, avvolgente, reale.

Un pugno nello stomaco. Ma leggere Baldwin è fondamentale per capire cos'è la questione razziale.

“Un altro mondo” è un testo forte e potente che fa riflettere. Protagonista è Rufus, ragazzo violento e instabile che decide di farla finita, buttandosi da un ponte. Anche gli amici che rimangono devono però affrontare i loro demoni, un vortice di amore bruciante, voglia di riscatto, violenza domestica e alcolismo. I protagonisti descritti sono reali e perciò imperfetti, non gli viene risparmiato nulla: soffrono, lottano, sono in perenne conflitto con la loro identità. Lo sfondo è la città di New York degli anni ‘60, un luogo cinico, spietato e claustrofobico, retto solo da muri di pregiudizi. Rufus e Ida sono neri e il colore della loro pelle diventa un peso, un fardello pieno di rancore e ingiustizia. La musica Jazz si respira tra le pagine, permettendoci di viaggiare tra feste private e locali, tra bianchi e neri, uniti solo per poco nelle note improvvisate. Con un prosa incisiva e spietata, Baldwin dipinge la situazione del secolo scorso in America, dove rabbia, dolore, solitudine e disperazione erano parte integrante della società. Con uno stile narrativo ricco di lunghe riflessioni interiori, l’autore ci regala un romanzo corale incisivo e intenso che indaga la questione razziale e di genere. Consiglio questo libro a chi vuole scoprire l’America nel suo lato più oscuro, e uno scrittore autorevole, esponente del movimento dei diritti civili.