Agnes Grey

Più che a un romanzo, somiglia a un diario dove l'autrice, non romanziera, ma attenta osservatrice della realtà, racconta la storia della sua eroina, delineando, con cura e precisione estrema, perfino i particolari meno rilevanti delle vicende. Lo stile è gradevole e fluido, fatta eccezione per le interminabili citazioni bibliche, spesso eccessive, che finiscono con l'appesantire inutilmente il romanzo (anche perché, diversamente dalle sorelle maggiori, Anne non cita altro che la Bibbia). Un altro aspetto che mi ha lasciata alquanto perplessa è la tendenza della narratrice a scusarsi ripetutamente col suo pubblico, qualora il racconto lo stia annoiando: sfortunatamente per lei, tale abitudine genera esattamente l'effetto opposto a quello sperato, vale a dire, urta immensamente il lettore. Agnes Grey, protagonista del romanzo, è indubbiamente un alter ego della stessa Anne: una ragazza che decide di lavorare come istitutrice più che per ragioni economiche, per la volontà di conoscere il mondo, un mondo che lei, per diciotto anni, ha potuto solo immaginare attraverso i racconti della madre, un tempo abituata alla vita di società, ed estromessa da essa in seguito al proprio matrimonio con un povero ecclesiastico di campagna.