1948

Più che un'autobiografia si tratta di un flusso di coscienza; ci si trovano poche date e pochi riferimenti storici, molti "non ricordo", sembra che il protagonista abbia vissuto la guerra arabo israeliana in trance, senza neanche sapere perché era lì. Più che gli eventi esterni leggiamo dei suoi sentimenti e dei suoi stati d'animo, per quanto si capisce poco generalizzabili alla sua generazione. Basta esserne consapevoli, per il resto il libro è ben scritto e si legge volentieri.

E' un pugno nello stomaco. L'Autore ci trascina, con un racconto basato sui suoi ricordi a volte confusi, a volte annebbiati dal tempo, nella tragica esperienza da lui vissuta da ragazzo nella guerra combattuta per la nascita dello Stato di Israele. E' una rappresentazione cruda e drammatica dell'orrore che segna per sempre la memoria di un giovane che vede morire al suo fianco amici e compagni, tra corpi dilaniati, violenze e crudeltà di ogni tipo, sullo sfondo di una guerra tra due popoli che, paradossalmente, risultano entrambi meritevoli di comprensione e solidarietà. Lo stile narrativo, asciutto e del tutto privo di retorica, coinvolge emotivamente il lettore e lo rende partecipe di un'esperienza di vita di un giovane protagonista di una vicenda storica drammatica e nello stesso tempo esaltante e irripetibile quale é stata la nascita dello Stato di Israele.

Interessante, a volte crudo, ma anche commovente e con un messaggio di speranza;un ex combattente sionista che, con onestà e senza retorica, racconta i fatti per come gli si sono posti dinanzi agli occhi...scorre veloce. Consigliato a chi vuole farsi un'idea senza retorica di chi ha combattuto per la nascita di Israele.