Come una famiglia

Il giallo di Simi è ben costruito. Ambientato nel mondo del calcio, distantissimo dai miei interessi, mette in risalto quello che sempre più spesso accade nella vita reale. I "trucchi del mestiere" dell'ex giornalista sono sottilmente intriganti.

Dario Corbo è un giornalista che lavora come addetto stampa per la Fondazione Thomas Beckford, istituita alla memoria di uno scultore inglese la cui figlia Nora ha scontato quindici anni di prigione per l’omicidio di una rivale in amore. Adesso Nora vive alla Scuda, la lussuosa dimora storica del padre in Versilia, ed è la datrice di lavoro di Dario. Al processo, lui è stato fra i colpevolisti, ma ha cambiato idea. Corbo è divorziato da Giulia e ha un figlio, Luca, promettente difensore Primavera di una società di Lega Pro, il Rivadarno. La famiglia è riunita per la finale del torneo di Viareggio, vinta grazie al rigore decisivo realizzato da Luca. I ragazzi festeggiano, ma la mattina successiva c’è una notizia sconvolgente: in albergo c’è la polizia, che ha perquisito la stanza di Luca e requisito il suo cellulare. Una ragazza, Aurora Lopez, sostiene che lui l’ha stuprata e picchiata sulla spiaggia, dopo un incontro in discoteca. I genitori, l’allenatore, i dirigenti si stringono intorno a Luca, che si proclama innocente. Dario, grazie alle sue conoscenze, approfondisce le indagini. Come in altri romanzi, i personaggi di Simi sono volutamente antipatici, cinici, acidi, calcolatori, privi di empatia, eppure m’intriga l’ironia pungente, il disincanto, il realismo. Coinvolge la descrizione lunghissima del calcio di rigore decisivo, i timori e le riflessioni di Dario nei pochi attimi che precedono il tiro. Che sono quelli di tutti noi tifosi quando gioca la squadra del cuore. Il padre si rivolge in seconda persona a Luca in un monologo immaginario, come se il figlio fosse davanti a lui. Simi ama ingannare il lettore, farlo pensare a una conclusione diversa, creargli un’aspettazione che sarà disattesa. Ci sono temi interessanti: il cinismo dei giornalisti di cronaca nera, il cameratismo maschilista e omertoso, il sottobosco dei procuratori nel calcio, anche minore, i ricatti di chi non ha nulla da perdere. La conclusione, però, è confusa e improbabile.

È il primo libro che leggo di Giampaolo Simi e sono rimasta colpita dal suo stile e dall’alone affascinante con cui avvolge i personaggi e le ambientazioni, tenendo il lettore col fiato sospeso fino alla fine. È un noir architettato bene dall’inizio, la storia personale del protagonista, e di suo figlio in particolare, si intreccia a cerchi concentrici con quella dei familiari, dei compagni di squadra e delle persone coinvolte nella stessa orribile notte su una spiaggia della Versilia. Un romanzo sui legami e sull‘appartenenza quindi, sul riconoscersi parte di qualcosa e cercarci dentro appoggio e protezione, come si fa nei rapporti più stretti e quotidiani, in famiglia e tra amici. Ed è qui che si gioca la doppia partita della storia e una non è meno travolgente dell’altra, le dinamiche di squadra e famiglia si somigliano nelle regole e nei ruoli. La trama è avvincente e ricca di misteri, la storia è profonda e mai banale, la scrittura beh, è super sotto ogni aspetto, tiene incollati alle pagine e scorre via veloce. A questo punto devo recuperare “La ragazza sbagliata”, romanzo precedente in qualche modo intrecciato a questo. Amanti dei noir, questo è per voi!