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scheda di Failla, M. B. L'Indice del 2000, n. 12
Il profilo biografico e culturale di Francisco de Zurbarán (1598-1664) viene ripercorso da Arsenio Moreno a partire dall'apprendistato del pittore estremegno presso Pedro Díaz de Villanueva, in una Siviglia che agli inizi del XVII secolo è ancora dominata dalla figura di Francesco Pacheco, pittore tardomanierista e autorevole scrittore di cose d'arte, ma già pervasa dall'influenza del nuovo naturalismo, dalla quale non sono esenti altri apprendisti, come il giovane Velázquez, che rimarrà affettuosamente legato a Zurbarán fino agli ultimi anni madrileni, e Alonso Cano, entrambi allievi di Vincente Carducho. L'attitudine allo studio e alla rappresentazione dal vero, pur nell'ambito di una predisposizione alla raffigurazione statica della realtà, sono le caratteristiche del pittore che emergeranno, dopo un periodo trascorso a Llerena, in Estremadura, al momento del suo ingresso ufficiale sul mercato monastico sivigliano con l'importante incarico, affidatogli nel 1626 dai padri domenicani del convento di San Pablo el Real, per la realizzazione di varie opere raffiguranti episodi della vita di san Domenico e dei Dottori della Chiesa. I dipinti incontrarono il favore dei committenti, per i quali l'anno successivo Zurbarán eseguì il bellissimo Cristo Crocifisso oggi al Chicago Art Institute. Gli anni seguenti sono quelli dell'affermazione nel contesto sivigliano tramite le opere realizzate per il Chiostro della Casa Grande o per il Collegio di San Buonaventura. Nel 1633, quando la sua bottega è ormai affermata e in tutte le colonie spagnole si diffondono repliche delle sue elegantissime sante, Zurbarán è richiesto a Madrid per affiancare gli artisti che realizzeranno la decorazione del Salone de Los Reinos nella residenza del Buen Retiro. Il suo ciclo dedicato alle Fatiche di Ercole otterrà il favore della corte, pur non amalgamandosi perfettamente con il nuovo vivace linguaggio madrileno, il cui portavoce ufficiale è proprio Velázquez. A Siviglia ormai il nuovo astro nascente è Bartolomé Esteban Murillo; Zurbarán ritorna quindi, dopo i dipinti per il monastero di Guadalupe, a Madrid, dove morirà nel 1664. Il volume, che si inserisce nella collana divulgativa Electa "I Maestri" - il saggio di Moreno si presenta infatti privo delle note -, è corredato da un apparato fotografico ricco di particolari a grandezza naturale, da un regesto delle opere e da una bibliografia essenziale. Affiancano le immagini citazioni dalla bibliografia sul pittore all'interno della quale si rivelano ancora fondamentali i contributi di Gallego e Pérez Sánchez.
Maria Beatrice Failla
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