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Genova, 19 febbraio 2016 Professoressa Maria Clotilde Giuliani. “Mi rallegro per la Sua memoria che è riuscita con attenzione e puntualità a far rivivere in un bellissimo affresco figure davvero indimenticabili come Parin, adamantino patriarca, gli zii operosi e geniali, le dolci zie, i genitori forti e tenaci, Valfenera la casa del cuore. Sullo sfondo la società borghese che dalla campagna si apre alla città con quella imprenditoria e quella originalità che ne ha fatto la spina dorsale ed economica dell’Italia e di grande interesse anche le pagine sulla Guerra, cariche di preoccupazioni e di disagi per gli adulti e così serene per i bambini. I suoi sei nipotini saranno sempre orgogliosi e riconoscenti per avere un Nonno come Lei che, oltre ad essere un ingegnere di notevole rilievo, scrive tanto bene e dimostra una delicatezza e una sensibilità non comuni. Il Suo libro è un grande dono d’amore”.
28 agosto 2016 Ingegner Fabio Capocaccia “All’inizio ho pensato ad un libro scritto per i nipoti perché non si perda la memoria della famiglia, una specie di trattato familiare pieno di nomi e di fatti, utile solo ai discendenti… Poi devo confessare che sono rimasto preso dalla forza di questa famiglia, dallo straordinario disegno del Padre Padrone (o meglio Parin), dalla ricostruzione fedele delle vicende dei nostri nonni, che un po’ tutti si somigliano. E poi la guerra e il rapporto dei bambini con i tedeschi e i partigiani (sono stato sfollato a Roccagrimalda, ed ero affascinato dalla guerra senza capire i drammi, le differenze e le contraddizioni, ma per me quello è stato un periodo bello e molto formativo, mi facevo i giocattoli da solo anch’io, che poi erano fucili, camion e jeep)… Certe volte le storie vere hanno una forza che nessun romanzo di fantasia riuscirebbe a creare. Ho poi trovato delle semplici (e divertenti) verità: il farmacista vale più del medico, il notaio più dell’avvocato, e almeno un prete nelle grandi famiglie ci vuole (vedi anche i Costa). E poi l’incontro tra papà e mamma al Valentino è un vero capolavoro…: ”ma di che cosa dobbiamo parlare?”. Penso ai ragazzi di oggi… Insomma ho passato qualche bel momento e volevo dirtelo… Ho poi apprezzato il tono volutamente dimesso, l’understatement, il contrario della retorica. Quando, alla fine, del Papà Cesare bisogna per forza che vengano fuori le qualità, che qualcuno abbia il coraggio di dirlo, allora si fa parlare il cugino Silvio… Proprio un bel libro.
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