Lo zibaldino

Poco interessante, Libro abbastanza noioso. e datato

Venni a conoscenza di questo simpatico libriccino grazie ad una lettura di Gabriele Vacis. Credo sia assolutamente imperdibile, per diversi ordini di motivi. Lo stile è piano, semplice, diretto, sincero e spontaneo. La simpatia che si prova per Guareschi non può che essere totale, durante la lettura di questi stralci che hanno molto di autobiografico. Assolutamente brillante.

L'intelligenza si nutre di delizie. Non le servono trattati filosofici uguali a pasti sontuosi, tomi pesantissimi come banchetti esagerati, perché capisce presto che da quelle pagine, simili a radure spinose, complesse, si esce spesso peggiorati, nervosi, strutturati sì da astrattezze magnifiche, anche stupende, ma in fondo destinate a frustrati e vanesi naufragi nel proprio io inascoltato. A volte allora conviene deragliare nelle delicatezze più efficaci del nonsenso, in un sorridere di nuca, voltando le spalle, perché è inutile metterci la faccia e sfidare a viso aperto scuole o dottrine, Soloni e saloni, consorterie imbalsamate e ciarpame sussiegoso. Intendiamoci, nessuno qui vuole abitare l'estrema faciloneria di una realtà vuota, persa in se stessa. Dunque giochiamo anche noi questa partita mentre scriviamo, ma non senza sentirne davvero certe note di verità e salvarne alcune certezze. Questo bellissimo libro smonta ogni cardine della sussiegosa compostezza colta, la abbevera di assurdi e di follie, di registri rovesciati, di ingiurie al senso, di imbeccate e sortite magnifiche. Di cosa parla? Di gustose scene di paese, di tabaccai all'angolo di una strada, di litigi al bar, di amanti devastati, di incomprensioni, scommesse, piccoli insegnamenti di vita sciolti nella carne dei semplici, dei veri, di zotici dal cuore grande a cui basta un nulla per tirare avanti (un nulla però purchè sia più grande di quello del vicino!). Giovannino Guareschi dispensa in questi raccontini dei doni, dalla sua penna ricca di trafitture mai stantie le immagini si rincorrono come in una zuffa dolcissima, spericolata, in un insieme che abbraccia tutte le voi dell'umorismo e le sorpassa alzandolo verso i fasti della vera letteratura. Il titolo è un diminutivo del tomone Leopardiano, ma a suo modo ne veste l'abito gemello, onorandone con genio ogni piega.