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Figura eclettica della scienza novecentesca, Leo Szilard fu un grande fisico nucleare, ma si occupò anche di biologia e di scienze sociali. Partecipò al "Progetto Manhattan" fin dall'esperimento iniziale sulla fissione nucleare condotto con Enrico Fermi, ma, pacifista convinto, dopo la sconfitta della Germania abbandonò il progetto, non accettando l'idea che l'atomica potesse essere usata come arma contro il Giappone. Da allora in poi si adoperò fortemente a favore del disarmo nucleare, tema di fondo comune a questi racconti di fantascienza, scritti già alla fine degli anni quaranta e pubblicati solo nel 1961, dopo la scrittura di La voce dei delfini , da cui il titolo della raccolta. I racconti tratteggiano, in modo lucido e dettagliato, lo scenario tipico della guerra fredda che in quegli anni era appena all'inizio. Come sottolinea Emanuele Vinassa de Regny nella sua introduzione, questi racconti testimoniano la capacità dell'autore "di intuire e descrivere eventi con grande anticipo", nonché un consapevole uso dell'umorismo "per interpretare un mondo minaccioso o per tentare di indebolirlo". "La voce dei delfini" è, nella finzione del racconto, il titolo di un programma televisivo dedicato alla discussione di problemi politici. I delfini erano i veri ricercatori dell'Istituto di Vienna, inizialmente addestrati dagli scienziati umani e poi divenuti a essi superiori. Il programma fu il veicolo attraverso cui i delfini condizionarono gli eventi politici degli anni postbellici fino alla distruzione dell'Istituto, in cui persero la vita. A chi avanza dubbi sulla verità di questa storia Szilard controbatte: "Resta comunque difficile spiegare in che modo l'Istituto di Vienna abbia potuto realizzare tante cose così importanti senza avere a disposizione qualcosa di veramente superiore alle conoscenze e alle verità degli scienziati russi e americani che ne costituivano il personale".
Francesca Garbarini
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