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La voce degli uomini freddi
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La voce degli uomini freddi - Mauro Corona - copertina
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voce degli uomini freddi

Descrizione


C'è un popolo che vive di stenti in una terra ostile. Una terra in cui nevica sempre, anche d'estate, le valanghe incombono dalle giogaie dei monti e le api sono bianche. E gli uomini hanno la carnagione pallida, il carattere chiuso, le parole congelate in bocca. Però è gente capace di riconoscenza, di solidarietà silenziosa, uomini e donne con un istinto operoso che li fa resistere senza lamentarsi, anzi, addirittura lavorare con creativa alacrità, con una fierezza gioiosa, talvolta, pronti a godere dei rari momenti di requie, della bellezza severa del paesaggio, della voce allegra del loro "campo liquido", il torrente che, scorrendo sul fondo della valle, dà impulso a segherie e mulini. Il torrente è una delle voci di questi uomini freddi solo all'apparenza, ed è l'acqua - neve allo stato liquido, si potrebbe dire, che, se da un lato mette in moto tutte le attività, dall'altro innesca il dramma che sta sospeso su quelle vite grame eppure, in qualche modo, felici. Corona ci ha abituato alle narrazioni corali, alle epopee umili di gente che avanza compatta con le proprie storie senza storia solo perché nessuno ha voluto abbassare l'orecchio al livello del suolo per ascoltarne la voce flebile eppure emozionante. Vite che, come scriveva Ungaretti dei morti: "Non fanno più rumore del crescere dell'erba, lieta dove non passa l'uomo". All'armonia di una vita aspra ma equilibrata si contrappone il ritmo disumano delle "città fumanti"...
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Dettagli

2016
Tascabile
24 maggio 2016
238 p., Brossura
9788804666981

Valutazioni e recensioni

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simo75
Recensioni: 4/5
A dispetto di tutto...la natura risuscita sempre!

L’ amore che Mauro Corona ha per la natura e per le sue montagne è infinito, e infinita anche la tristezza nell’ammettere la superbia e la stupidità dell’uomo che fa di tutto per distruggerle…. distruggendo anche se stesso....Un libro particolare, a tratti lento, ma mai banale, in ogni racconto, un insegnamento di amore, di rispetto, di resilienza, di semplicità, di vita. Sfondo la tragedia del Vajont......un libro triste ma reale, tocca il cuore.......

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zombie49
Recensioni: 4/5

Nel paese degli uomini freddi, incastonato fra le montagne come un coltello nel fodero, nevica sempre, anche d’estate. Per questo le persone hanno una carnagione pallida, e la loro pelle è fredda come la neve, tanto che solo dopo la morte sembra scaldarsi un poco. Vivono da secoli in isolamento in comunione con la natura, felici del poco che riescono ad ottenere da una terra inospitale e apra, rassegnate alle disgrazie che derivano da quel clima inclemente: frane, valanghe, malattie. Sono però solidali fra loro, miti e sagge: non vogliono andare lontano nelle città fumanti della pianura, dove la vita è più comoda, ma dove regnano violenza, avidità e cupidigia. Ogni anno rinnovano un patto attraverso l’antico rito del miele, con cui s’impiastricciano le mani unendosi in un girotondo. La sera, gli uomini freddi cantano nenie sulla memoria degli avi, e incidono la loro storia sulla roccia di una caverna per non dimenticare. Insieme ricostruiscono il paese quando è distrutto dalle valanghe, dopo avere cavato i morti dalla neve e averli seppelliti senza lapidi, come loro usanza. Il libro è una favola cupa, poetica e nostalgica su una civiltà contadina semplice ed essenziale, in cui la felicità non si misura col denaro e il successo. Sono piccoli, delicati capolavori le storie della caverna dei cristalli, in cui due litigiosi amanti si abbracciano x sempre nella morte; dello scultore che si uccide in braccio alla statua lignea della sua amata. Stupisce il contrasto fra le storie cupe, nerissime, di violenza e stupri in alcuni libri di Corona e altre, come queste, colme di poesia e delicatezza. Il libro è anche una trasparente parabola sulla tragedia del Vajont, un’ombra sempre presente nell’opera dello scrittore di Erto. E’ una favola delicata e poetica, ma anche triste e disperata, poiché tutto è finito in una notte, coperto da una neve nera a lutto. Forse la storia didattica è un po’ ripetitiva, ma è di grande dolcezza con un retrogusto amaro.

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GIAMBA
Recensioni: 3/5

La vicenda del Vajont narrata come una favola; una metafora del perenne scontro tra gli equilibri della natura e il progresso umano. All'inizio abbastanza noioso, si riscatta nel finale. Molto triste.

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Conosci l'autore

Mauro Corona

1950, Erto (Pordenone)

Ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Intanto, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d'Europa; dal secondo invece l'amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto oltre trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d'Oltre-Piave.È autore di, tra gli altri, Il volo della martora (CDA & VIVALDA, 1997, riedito da Mondadori nel 2014), di Finché il cuculo canta (1999), Gocce di resina (2001) e La montagna (2002) per Biblioteca dell'Immagine. Per i tipi Mondadori invece ha scritto Nel legno e nella pietra (2005), Aspro e dolce (2006), Vajont: quelli del dopo (2006),...

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