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Vite brevi di idioti - Ermanno Cavazzoni - copertina
Vite brevi di idioti - Ermanno Cavazzoni - 2
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Vite brevi di idioti

Descrizione


Un'Italia agreste fa da sfondo a un originale campionario di varia umanità, affetta da forme più o meno gravi e manifeste di idiozia. Gli idioti in questione, armati delle loro manie, ossessioni e fissazioni, oppongono una strenua resistenza ai meccanismi di quella moderna società dei consumi che sembra destinata ad avere la meglio su di loro. Ci sono padri di famiglia che sognano di partire a bordo di un'utilitaria trasformata in macchina volante, salvo poi schiantarsi al primo cavalcavia; martiri del mal di piedi e piromani sfortunati col fuoco; contadini che si credono dottori, e poi nani e microcefali... Con la sua ironia surreale Ermanno Cavazzoni dipinge una galleria di trentuno ritratti all'insegna di un unico dogma: l'idiozia accompagnerà il genere umano fino alla morte. Anzi, c'è addirittura chi dice che, forse su un altro pianeta, l'umanità potrebbe giungere, in un lento progresso, a quello stato di assoluta e totale idiozia in cui «nessuno ricorda più niente, neanche le cose più elementari, come ad esempio sentirsi qualcuno diverso da un sasso o da un meteorite. Questo sarebbe lo stato beato».
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Dettagli

2
2017
26 gennaio 2017
150 p., Brossura
9788823516021

Voce della critica

Ermanno Cavazzoni, esistenze in minore

Vite brevi di idioti (1994) è uno dei primi libri di Ermanno Cavazzoni (il romanzo d’esordio, Il poema dei lunatici, risale al 1987), e per molti anche il suo capolavoro. Quel che è certo è che le strampalate biografie immaginarie qui raccolte (presentate come reali e ben documentate) confermano il punto di vista deviante da cui l’autore ha sempre guardato il mondo, la prospettiva “altra” che aveva contraddistinto gli scritti di poco precedenti usciti sulla rivista «Il cavallo di Troia» e che caratterizzerà le successive pubblicazioni, fino all’ultimo Gli eremiti del deserto (2016) .

Chi leggerà o rileggerà Vite brevi – ora riproposto da Guanda – si sentirà trasportare al di là di un confine che abbiamo varcato da tempo: quello della modernità. Da questo lato del crinale, qui dove viviamo ogni giorno, maneggiamo con cura e compostezza le nozioni psichiatriche; sappiamo, pur non avendo conoscenze specifiche, che la psicopatologia è una disciplina che esige rigore e serietà. Sappiamo che per ogni malato vi sono iter medici da rispettare e categorie in cui inserire i suoi sintomi. Più in generale, razionalizziamo la realtà; e l’operazione ha i suoi indubbi vantaggi, ma anche svantaggi evidenti in termini di fantasia e creatività. In questo libro non avviene niente del genere.

Cavazzoni eccelle nelle gustose spigolature di personaggi e storie colti prima che l’occhio asettico della scienza, della storia o di qualsiasi sapere sistematizzato e con tutti i crismi della serietà e della logica agisca su di essi, deprivandoli della magia che ha tutto ciò che per metà è conosciuto e per metà immaginato. Tra la storia e la leggenda, si sceglie senz’altro quest’ultima. Anche se il modo in cui vengono dipinti i protagonisti non si discosta troppo da come essi venivano percepiti nell’immaginario primonovecentesco. Animali da circo nella peggiore delle ipotesi, certo, ma anche individui strambi con addosso un marchio insolito e speciale. Salta all’occhio la stranezza, insomma, più che la patologia.

Sono trentuno vite di tragica ordinarietà. Le vivono idioti la cui follia poco ha da spartire con quella con cui si sono misurati molti scrittori contemporanei e che talvolta è stata nobilitata nel nome del suo potenziale critico ed eversivo nei confronti della sanità borghese. L’idiozia del signor Pigozzi, che muore per non essere riuscito a far volare correttamente una vecchia Fiat trasformata in rudimentale aeroplano, non ha scopi didattici e non si presta a letture di tipo sociale. La sua pazzia – e quella di tutti o di quasi tutti gli altri personaggi del libro – è superflua, inutile, nemmeno molto scenografica. Tuttavia, è il segno che diversifica le esistenze “in minore” di uomini e donne che, senza di essa, sarebbero destinati al più totale anonimato.

Recensione di Marco Giorgerini.

Leggi la recensione completa su Alfabeta2.it

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Conosci l'autore

Ermanno Cavazzoni

1947, Reggio Emilia

vive a Bologna dove insegna all’Università. È autore di racconti contenuti in Narratori delle riserve a cura di Gianni Celati, di Le tentazioni di Girolamo (Bollati Boringhieri, 1991), degli scherzi letterari di I sette cuori (Bollati Boringhieri, 1992), della traduzione scherzosa e infedele di Le leggende dei santi di Jacopo da Varagine (Bollati Boringhieri, 1993), della raccolta Vite brevi di idioti (Feltrinelli, 1994), di Cirenaica (Einaudi, 1999) e di Il limbo delle fantasticazioni (Quodlibet, 2009).È stato tra i curatori della rivista «Il semplice».

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