La vita comincia venerdì

Gli ultimi tredici giorni del 1897 (a partire da venerdì 19 dicembre) a Bucarest in tredici capitoli, narrati da voci diverse, spesso in contraddizione tra loro. E’ una crime story? Un vetturino, Petre, recupera due corpi nel bosco innevato di Băneasa, alla periferia della capitale romena: il primo è uno straniero che si potrebbe identificare con Jack lo Squartatore, il secondo è un giovane biondino ferito gravemente e che morirà di lì a poco. Il capo della polizia, Costache Boerescu indaga, non solo sul delitto, ma anche sullo straniero, Dan Creţu, che sembra piombato nel loro mondo da un altro spazio-tempo. Forse lo scopo principale della Pârvulescu è stato quello di ricreare l’atmosfera quasi magica di quella che nel periodo interbellico, all’apice del suo splendore, era chiamata la “Petit Paris”, disseminata di sontuosi palazzi e dimore signorili e solcata da ampi viali, la cui vita sociale era narrata in gran dettaglio da due giornali tra loro concorrenti, l’Universul e l’Adevărul. Se in questo riesce bene, fallisce però nella trama globale del romanzo che assomiglia a uno spezzatino di tanti episodi mal collegati tra loro. Il tutto appesantito da una miriade di minuti dettagli che ingarbugliano il filo del racconto, tanto da farlo sembrare un celebre sestetto di Rossini (La Cenerentola) “questo è un nodo avviluppato, questo è un gruppo rintrecciato, chi sviluppa più inviluppa, che più sgruppa, più raggruppa”. Anche i personaggi sono sbiaditi (Dan Creţu, che sembra più uno zombie che un essere reale, non parla, non interagisce) oppure smarriti (il povero Costache, che indaga a vuoto senza riuscire a sbrogliare la matassa, anche se alla fine del romanzo abbozza una soluzione al mistero). Anche Iulia, la figlia del medico condotto della città, che tiene un suo diario degli eventi, si comporta come una zitella che sogna l’amore ma non riesce a concretizzare alcunché. Troppi fili “sfilacciati” che non arrivano a conclusione.

Purtroppo mi dissocio completamente dalle recensioni precedenti. Al termine del libro non ho capito cos'avessi letto (come d'altronde non capivo durante la lettura). Consiglio spassionato: da non leggere.

Un romanzo che ci porta in una delle mie città preferite, Bucarest, negli ultimi 13 giorni dell'anno 1897. In 13 capitoli, gli eventi vengono analizzati dai diversi protagonisti. Un uomo misterioso viene trovato privo di sensi, un altro giovane uomo viene trovato ferito, e di lì a poco morirà. Cosa sarà mai successo? In questo scritto si mescolano atmosfere thriller, al romanzo storico, a situazioni da viaggio nel tempo. Il tutto espresso con una scrittura ricca e al tempo stesso delicata. Un romanzo che esce fuori dagli schemi, è questo il suo valore aggiunto.