La vita che volevo

Una raccolta di racconti con diversi protagonisti e ambientazioni, trame che iniziano e si concludono nello stesso capitolo, ma con un filo conduttore ben preciso:il caso, le coincidenze e la vita che inevitabilmente si divide per tutti in quella che volevamo e quella che invece ci troviamo a vivere. Come dice Licalzi attraverso le varie storie (possibili e non per forza fantasiose) nel corso della nostra vita siamo tutti sottoposti a scelte e decisioni che, ovviamente, ne vedono escluse delle altre. Ed è così che si creano i famosi "se" che in realtà possiamo immaginare ma mai conoscere.Un libro che nella sua semplicità fa riflettere sul noto attimo da cogliere ma anche sull'incredibile illusione che è il controllo della propria vita, proprio perché oltre a compiere le nostre scelte ci imbattiamo e talvolta subiamo quelle degli altri.

Ho deciso di acquistare questo titolo di Licalzi dopo averne letti altri suoi e convinta si trattasse del solito romanzo leggero, ma mai stupido. Questa raccolta di racconti in certi punti è un vero pugno allo stomaco. E' forte, commovente, a tratti doloroso e forse troppo distruttivo. Preferisco decisamente il Licalzi di "Io no" o di ""L'ultima settimana di settembre".

Un libro che racconta tante storie di vita vissuta. I protagonisti sono dei personaggi accomunati da rimpianti, errori, ferite e via dicendo. Solo alla fine del libro ci si rende conto che forse il vero protagonista è lo stesso autore, Lorenzo Licalzi, che si racconta a cuore aperto. Che dire, un capitolo in particolare mi ha emozionato, ovvero quello in cui si affronta l'analisi psicologica un pazzo omicida, è egli stesso che parla, che mette a nudo tutta la sua psiche. Alcune frasi hanno toccato le corde della mia sensibilità tenendomi incollata a quelle pagine. Purtroppo è stato l'unico momento in cui il libro mi ha realmente preso e coinvolto. È scritto bene e contiene diversi spunti carini, ma non colpisce più di tanto nel complesso e sembra non parare mai realmente da una qualche parte.