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Vita a fronte. Saggio su Paul Celan - Camilla Miglio - copertina
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Vita a fronte. Saggio su Paul Celan - Camilla Miglio - copertina

Descrizione


«Vita a fronte» riassume la condizione di Paul Celan che, nato in una enclave multilinguistica, sceglie l'esilio in terra francofona continuando a scrivere in tedesco. La sua vita quotidiana si svolge in francese, «a fronte» dei propri testi scritti in tedesco (lingua-madre e lingua degli aguzzini nazisti). Il suo sguardo di poeta non si distoglie da un «Gegenùber» (qualcosa «a fronte»), che egli stesso individua nella memoria (la patria orientale perduta, la madre morta nella deportazione nazista, il popolo ebraico sterminato). Vivere e scrivere tra due poli culturali, vivere e scrivere tra diverse lingue diventa per Celan un tradursi continuamente: la vita come testo a fronte della scrittura e viceversa.
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Dettagli

2005
1 febbraio 2005
288 p., Brossura
9788874620654

Valutazioni e recensioni

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i.
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“Vita a fronte” è un saggio chiaro, acutissimo: senza sbavature, senza orpelli, l’autrice riesce nella difficile impresa di rielaborare l’amplissima bibliografia celaniana senza rinunciare, allo stesso tempo, a proporre una propria tesi, un taglio particolare che getta un fascio di luce nuovo sull’opera del poeta, e ne fa emergere altre angolature ed ombre. Procedendo col ritmo di una narrazione ma con la precisione di un’opera scientifica, il saggio non accoglie in nessun punto materiali chiacchierati, inutili, secchi, “inorganici” – al contrario: le traduzioni di Celan, i suoi rapporti con la propria lingua ed eredità culturale, e le molte diverse dinamiche con cui questa poesia si “ripete in avanti” vengono integrate dall’autrice in un tutto unico, vivo, che tiene, e che risulta davvero illuminante.

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bianca
Recensioni: 5/5

E' ormai sempre più raro il caso in cui la competenza e la precisione scientifica si combinano con la passione della lettura, soprattutto quando si tratta di poesia; genere in cui spesso trionfa da un lato il gergo ermetico degli addetti ai lavori, colpevole di distruggere il gusto della lettura e il piacere dell'interpretazione, dall'altro l'approccio empatico, la melassa televisiva per cui tutti sono poeti (e critici di poesia). Proprio il contrario ho trovato in questo libro fresco, appassionato e intelligente, che racconta di un autore che credevamo 'difficile' strappandolo dall'appannaggio dell'accademia ma anche dal culto che in molti ne vanno facendo quasi si trattasse di un testo cifrato comprensibile solo a pochi iniziati. L'ipotesi, o meglio la proposta di lettura è convincente e punta su un pensiero forte; il tu continuamente apostrofato, la ricerca di un interlocutore, seppure nella più lucida cognizione dello scacco - e non è questa forse una costante universale, una religione laica? –, lo stile scorrevole, quasi colloquiale, anche se non rinuncia all'apparato di note che è d'uopo per un classico come è ormai Celan; tra le pagine più stimolanti, a mio parere, quelle sul poeta-traduttore teso come un arco tra un est che risponde ai nomi di Ossip Mandelstam o dei surrealisti rumeni e un ovest che parla francese e tedesco, lingua-madre e lingua degli aguzzini. Sono libri come questo che fanno venire (tornare) la voglia, il piacere, il bisogno di leggere Celan, di leggere poesia.

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K.
Recensioni: 1/5

Un libro assolutamente inutile. La letteratura su Celan non è scremata, ma al contrario anche i pessimi libri pubblicati ultimamente vengono citati per far bibliografia a scapito di una chiara interpretazione del poeta. Chi è il destinatario di libro del genere? Non può essere chi di Celan sa poco o nulla perchè questo libro non vuole certo essere un'introduzione. Non può essere però nemmeno chi di Celan e su Celan ha già letto molto poichè si ritroverà qui ripetuto ciò che già sa senza il minimo sforzo intellettuale e di originalità. Forse chi sta a meta via? Per questi è molto meglio la lettura della sobria e ineccepibile introduzione di Bevilacqua. Insomma l'unico destinatario possibile di questo pessimo libro sembra essere l'autrice stessa. In fondo questo è in sintesi: un monologo di un accademico con se stesso.

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