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Nel 1955 Philip Dunne gira per la 20th Century Fox il film drammatico "La vista da Pompey's Head", per il quale avrebbe voluto William Holden e Audrey Hepburn, mentre il produttore Zanuck avrebbe preferito Gregory Peck. Alla fine si dovette ripiegare sui meno carismatici Richard Egan e Dana Wynter. Il romanzo che ispirò il film è quello omonimo di Hamilton Basso, apprezzato dalla critica e campione di vendite nel 1954, ora pubblicato in una nuova versione italiana di Nicola Manuppelli, scrittore in proprio e ottimo traduttore di autori americani e irlandesi. All'attore Richard Egan toccò il ruolo di Anson Page, l'avvocato mandato a Pompey's Head, la città del South Carolina da cui manca da quindici anni, per indagare su un difficile caso di frode che riguarda Garvin Wales, uno scrittore ultrasessantenne diventato cieco che non pubblica da anni ma è onorato come il più grande scrittore americano dei suoi tempi. Stando a quel che si dice in giro, Wales è ostaggio della moglie, che lo ha isolato dal mondo e amministra in prima persona tutto ciò che riguarda il marito, anche la presunta truffa da parte dell'editor Phillip Greene, scopritore del talento di Wales, che avrebbe girato ventimila dollari spettanti allo scrittore a una certa Anna Jones. Il viaggio in una Pompey's Head stretta fra pettegolezzi e pregiudizi razziali diventa per Anson anche un viaggio fra i ricordi, quelli dell'amore contrastato per Dinah, dei momenti di passione nella veranda di Midge o dei luoghi in cui ha trascorso la prima giovinezza e che hanno visto suo padre prendere le difese di un nero in un processo (forse se ne ricorderà Harper Lee per il processo al bracciante di colore Tom Robinson nel "Buio oltre la siepe"). Hamilton Basso si muove tra passato e presente con consumata abilità di narratore, senza nostalgie stucchevoli da vecchio Sud e con un montaggio dei fatti in cui non c'è nemmeno un angolino per la noia del lettore.
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