Una visita al Bates Motel

Si potrebbe definire una detective-story colta che percorre mille sentieri per rappresentare la geografia culturale nascosta del film "Psycho" di Hitchcock, ossia le numerose tracce disseminate dal regista nelle inquadrature che raccontano la storia dello schizofrenico Norman Bates e dei suoi delitti. A cosa conducano queste tracce lo lasciò intendere velatamente lo stesso Hitchcock quando disse a Louella Parsons, la temutissima giornalista di cinema e gossip cinematografico, che "Psycho" è "un'escursione nel sesso metafisico" - un'espressione criptica che Vitiello seziona con riferimenti letterari, mitologici e artistici vertiginosi fino a concludere che Norman Bates è l'incarnazione dell'amante cortese e la madre imbalsamata quella della Dama amata. Del resto, all'origine di ogni indagine a largo spettro sul film c'è un lapsus, quello di un trafiletto di un quotidiano americano che, dopo aver sguinzagliato le sue spie negli studios cinematografici, annunciò che Hitchcock stava preparando un nuovo film che si sarebbe intitolato "Psyche", rinviando inconsapevolmente, con quella vocale finale errata, a una figura mitologica che ritroviamo in forma scultorea in una delle sequenze apparentemente meno importanti del film. Coincidenze? Non si direbbe, stando al fitto gioco di correlazioni che Vitiello imbastisce con grande bravura visitando passo dopo passo la casa e il motel di Norman Bates, un percorso affascinante corredato da duecento foto e illustrazioni durante il quale si può scoprire cosa c'entra un uomo che nasconde la madre mummificata con il ciclo morte-rinascita o quale legame può esserci tra amor cortese e necrofilia.