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La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro
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La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro - Paolo Isotta - copertina
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virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro

Descrizione



«Paolo Isotta è senza alcun dubbio il capitolo più clamoroso della vita culturale di questa Italia» Pietrangelo Buttafuoco

Le sue memorie, cose viste e udite nel tempo della sua vita, sono una chiave per capire Napoli e la favola di Napoli. Toccano una serie di colossi, della musica, della poesia e della vita direttamente conosciuti; ne sono glorificati molti; alcuni falsi miti vengono sfatati. Con questo libro Paolo Isotta fa una summa della sua esperienza umana, prima, artistica, poi. La virtù dell'elefante (che è quella di avere una mente robusta per sopportare una mole di sapienza) non è un'autobiografia: mescola il genere narrativo col genere saggistico in un modo tale da giustificare il suo grande successo letterario. Un saggista e romanziere di talento, Vladimiro Bottone, ha scritto: “Il grande stile, che ha abbandonato la narrativa, si è rifugiato nelle pagine di questo libro.”
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Dettagli

2015
Tascabile
15 ottobre 2015
589 p., Brossura
9788831722544

Valutazioni e recensioni

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Paolo
Recensioni: 1/5
Splendori e miserie di un musicologo napoletano

Con l’alibi dell’impostazione memorialistica il libro di Isotta si riduce in pratica al resoconto rapsodico dei fatti suoi e a una sequela di immondi pettegolezzi, in gran parte di natura sessuale o per lo meno fecale con corredo di nomi e cognomi (sicuramente il vero motivo del successo di pubblico, con buona pace dei 6 editori che glielo hanno rifiutato prima di Marsilio): un flusso ininterrotto di indiscrezioni infamanti a carattere ritorsivo, di nessun valore musicologico e tanto meno letterario, snocciolate apparentemente con la sprezzatura dell'uomo di mondo ma in effetti con infantile cattiveria, interessante semmai per il ritratto di una personalità disturbata e per il definitivo ridimensionamento di un musicologo incomprensibilmente sopravvalutato. Nell’ostentazione di una political incorrectenss radicale quale presunto certificato di anticonvenzionalità e libertà di giudizio, Isotta glorifica in realtà tutti i più vieti luoghi comuni della miseria & nobiltà partenopea, di cui si attribuisce manco a dirlo ogni supposta virtù, senza che il ricorso frequente a quelle che definisce pomposamente “le sue palinodie” serva a redimerlo dal fondamentale provincialismo di una cultura concepita esclusivamente come erudizione classica, pesantemente arretrata e ristretta, oltre che noiosamente snobistica (più o meno come i titoli genealogici che si autoassegna in progressiva esagerazione, finendo per risalire addirittura a una gens romana, che neanche il suo conterraneo Don Pomponio della rossiniana Gazzetta). Da assiduo lettore di libri di carattere o anche solo attinenza musicologica, nonostante la curiosità iniziale ho faticato a sopportare il disgusto di ravanare in tanta immondizia per arrivare all’ultima pagina, senza potermi esimere dal contagio di un mortificante sentimento di avvilimento.

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Paolo
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Splendori e miserie di un musicologo napoletano

Con l’alibi dell’impostazione memorialistica il libro di Isotta si riduce in pratica al resoconto rapsodico dei fatti suoi e a una sequela di immondi pettegolezzi, in gran parte di natura sessuale o per lo meno fecale con corredo di nomi e cognomi (sicuramente il vero motivo del successo di pubblico, con buona pace dei 6 editori che glielo hanno rifiutato prima di Marsilio): un flusso ininterrotto di indiscrezioni infamanti a carattere ritorsivo, di nessun valore musicologico e tanto meno letterario, snocciolate apparentemente con la sprezzatura dell'uomo di mondo ma in effetti con infantile cattiveria, interessante semmai per il ritratto di una personalità disturbata e per il definitivo ridimensionamento di un musicologo incomprensibilmente sopravvalutato. Nell’ostentazione di una political incorrectenss radicale quale presunto certificato di anticonvenzionalità e libertà di giudizio, Isotta glorifica in realtà tutti i più vieti luoghi comuni della miseria & nobiltà partenopea, di cui si attribuisce manco a dirlo ogni supposta virtù, senza che il ricorso frequente a quelle che definisce pomposamente “le sue palinodie” serva a redimerlo dal fondamentale provincialismo di una cultura concepita esclusivamente come erudizione classica, pesantemente arretrata e ristretta, oltre che noiosamente snobistica (più o meno come i titoli genealogici che si autoassegna in progressiva esagerazione, finendo per risalire addirittura a una gens romana, che neanche il suo conterraneo Don Pomponio della rossiniana Gazzetta). Da assiduo lettore di libri di carattere o anche solo attinenza musicologica, nonostante la curiosità iniziale ho faticato a sopportare il disgusto di ravanare in tanta immondizia per arrivare all’ultima pagina, senza potermi esimere dal contagio di un mortificante sentimento di avvilimento.

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luca bossi
Recensioni: 5/5

Libro unico: unisce alla lezione sulla Civiltà musicale Europea gli aneddoti su Napoli e sull'umanità grandissima dei "bassi" perché L'Autore è somma della Cultura del Teatro Musicale Europeo e di quella dei vicoli della sua città natale. Troviamo il Maestro Karajan e ”’A Mellunara” ugualmente affascinanti. Gustosissimo!

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Conosci l'autore

Paolo Isotta

1950, Napoli

Paolo Isotta (Napoli, 1950) ha insegnato dal 1971 al 1994 Storia della Musica nei Conservatori di Torino e Napoli. Dal 1974 ha esercitato la critica musicale: per cinque anni al «Giornale» e trentacinque al «Corriere della Sera». A ottobre del 2015 ha abbandonato quest’attività per dedicarsi allo studio, alla lettura e a scrivere libri. Tra i suoi libri: Protagonisti della musica (Longanesi 1988), I sentieri della musica (Mondadori 1979), La virtù dell'elefante (Marsilio 2014), Altri canti di Marte (2015), Otello: Shakespeare, Napoli, Rossini (Napoli 2016), Paisiello e il mito di Fedra (Napoli 2016), Il canto degli animali (Marsilio 2017) e San Totò (Marsilio 2021). A settembre 2017 gli è stato attribuito il...

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