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Il racconto, ironico, è ambientato in una città immaginaria che potrebbe essere il Cario, città di nascita dell'autore, durate un'estate torrida. La città è governata da un dittatore militare. Vivere in una dittatura non è un bel vivere. Per trovare la libertà è necessario fare qualcosa. A questo punto entrano in scena due giovani: Heykal e Taher. Il primo propone di ridicolizzare, presso il popolo, il governatore, mentre il secondo è per un bell'attento dinamitardo che elimini, una volta per tutte, il dittatore. Da qui il titolo "La violenza e il riso" Si saprà quale strategia prevarrà solo nelle ultime pagine del racconto. In questa storia ci si imbatte in un personaggio indimenticabile: è il maestro Urfy, legatissimo ai suoi giovani alunni, che altrimenti vivrebbero per strada, e all'amatissima madre pazza. Grazie ad Heykal, il maestro capirà che "abituarsi alla follia non è poi così terribile. E' facile vivere con sua madre come con qualunque essere vivente. la follia non aggiunge nulla. Accolse questo pensiero come una liberazione e fece un sorriso a sua madre. Non era mai stato così felice in vita sua".
Bellissimo libro. Assolutamente da leggere. Lo consiglio vivamente. La violenza, l’arroganza e la stupidità del potere combattuta con il riso e la derisione. I personaggi sono deliziosi ed esprimono un modo di vivere e di pensare sempre critico e riflessivo contro ogni violenza e supremazia, ma senza trasmettere mai un briciolo di odio o qualche sentimento negativo. Personaggi in pace perché non odiano e combattono i potenti con l’ironia. È un libro attualissimo: sembra a volte descrivere situazioni sociali e soprattutto vicissitudini politiche dei nostri tempi.
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