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La violenza - Paola Rebughini - copertina
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Descrizione


La violenza è un fenomeno antico, che rappresenta ancor oggi una delle sfide più impegnative per le democrazie contemporanee. Il libro affronta il problema illustrando le caratteristiche fondamentali del concetto di violenza e analizza le principali teorie che si sono confrontate con questo tema, proponendo interpretazioni e spiegazioni legate ad altrettante visioni del mondo e delle relazioni sociali. Tra i temi più dibattuti nella sociologia contemporanea, la violenza assume varie espressioni, come dimostrano anche le molteplici rappresentazioni che ne offrono i media.
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Dettagli

2004
18 marzo 2004
128 p., Brossura
9788843028702
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Indice

Introduzione/ 1.Definizioni e natura della violenza/Che cos´è la violenza/Le interpretazioni della violenza/ La vittima della violenza/Per riassumere.../ 2.Fenomenologie della violenza nella società contemporanea/Guerra e genocidio/Terrorismo/ La violenza diffusa/La pena di morte/Donne e violenza/Per riassumere.../ 3.Comportamento violento e ordine sociale/ ´Linevitabilità della violenza e il contratto sociale/ Vivere secondo ragione evitando la violenza/La violenza strumentale/La violenza e l´ordine nel pensiero sociologico/Per riassumere.../ 4.La tradizione critica: azione violenta e forme del potere/La violenza come rapporto di forza/La violenza tra diritto e giustizia/La violenza giustificata: liberazione e catarsi/Dal nuovo umanesimo alla filosofia critica /Il potere del linguaggio/Per riassumere.../ 5.Violenza e relazione con l´Altro/La violenza come incapacità di riconoscere l´Altro/ ´Lumanesimo dell´alterità/Violenza e differenza culturale/Per riassumere.../ 6.Pace e nonviolenza/Le teorie della nonviolenza/Movimenti pacifisti, globalizzazione e nonviolenza/Possibilità e vincoli della nonviolenza/Per riassumere... / Conclusioni. / Bibliografia.

Voce della critica

In principio, si potrebbe dire, erano ancora Hobbes e Locke. Due giudizi sembrano infatti correre sotterranei alle percezioni della violenza maturate in epoca moderna. Il primo, di carattere più pessimistico, ritiene che l'ordine necessario al vivere in società non possa essere garantito senza la minaccia e l'uso della violenza coercitiva: si tratta della linea interpretativa che va da Hobbes a Schmitt, passando per le teorie naturaliste e psicoanalitiche dell'aggressività fino alle teorie antropologiche sul rito di Girard. Il secondo, di carattere più ottimistico, afferma invece che – se non altro per ragioni pratiche e di buon senso – gli uomini finiscono sempre con il preferire la negoziazione e l'accordo pacifico rispetto alla violenza reciproca: è l'ampia corrente di pensiero che da Locke e Kant giunge fino ad autori contemporanei come Rawls, Bobbio o Habermas. É attorno al tema del potere che si raccoglie poi un'altra famiglia delle interpretazioni "critiche" della violenza. A partire da Marx, passando per Nietzsche, Weber e Foucault, la violenza si configura come una modalità della relazione presente nella vita sociale quotidiana e coinvolge il problema della giustizia: da un lato, la violenza può infatti essere considerata un mezzo legittimo di liberazione rivoluzionaria (Sartre, Fanon); dall'altro, la violenza è insita nel diritto e quindi non può essere considerata un mezzo per raggiungere la giustizia, situata al di là della legge e del linguaggio (Benjamin). Proprio sul problema del linguaggio si sono infine concentrate le interpretazioni post strutturaliste della violenza: per alcuni, come Derrida, la violenza è insita nel linguaggio e non è eliminabile in via definitiva, almeno nei suoi effetti simbolici. Per altri, come Apel o Habermas, il linguaggio è, invece, il medium delle relazioni sociali e pertanto la violenza può essere soppressa attraverso un'etica del discorso e della responsabilità perseguita in un approccio dialogico.

Francesco Cassata

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